È passato un mese dall’incendio alla Eco X, e ancora non c’è chiarezza su cause ed effetti di quell’evento disastroso.
Per capirne di più siamo andati alla Progetto Ambiente, dove abbiamo chiesto il parere dell’Ingegnere Ambientale Cristiano Cenci.
L’unico modo per sapere cosa fosse presente all’interno dello stabilimento al momento del rogo è leggere i registri di carico.
Sotto alcuni codici, però, potrebbero essere stati registrati materiali di vario tipo.
Questo in base alla loro provenienza, se da utenza domestica o da utenza industriale.
Il discorso dell’amianto è più complesso.
L’emissione della polvere di amianto è la cosa più pericolosa, ma va studiata anche la temperatura raggiunta dal focolaio.
Raggiunta una certa temperatura, infatti, le fibre di amianto vengono inertizzate e dunque non più pericolose.
Per capire esattamente ciò che è accaduto alla Eco X vanno analizzati una serie di fattori.
Quando si parla di conseguenze a lungo termine, però, si esprime un concetto troppo vago.
Nel senso che cellulari, smog, campi elettromagnetici, tutti fattori con cui conviviamo quotidianamente, hanno conseguenze a lungo termine sulla nostra salute.
Auspicare maggiori, e migliori, controlli è positivo.
Però io che lavoro nel settore da vent’anni faccio fatica ad immaginare le conseguenze di questo avvenimento.
Mi riesce difficile comprendere chi, magari non inserito effettivamente in questo specifico settore, riesce ad identificare tutta una serie di conseguenze.
Evidentemente hanno le loro fonti.
Va premesso che esistono degli enti deputati a fornire indicazioni ed indirizzi di comportamento in situazioni di questo tipo.
Il distretto ASL in cui Aprilia rientra è uno di questi enti, e non ha fornito questo tipo di informazioni.
Ciò ha fatto si che all’Amministrazione non venissero forniti i mezzi necessari per prendere decisioni diverse da quelle che sono state poi messe in campo.
Ciò che è stato fatto ha riguardato le zone più vicine al territorio pometino in questione, anche se al di fuori del perimetro di sicurezza identificato dal Sindaco di Pomezia.
Sinceramente non vedo grandi accuse da poter muovere all’Amministrazione di Aprilia.
Si è agito con la giusta tempestività.
Anche perché anticipare chi ha il compito di indirizzare le azioni da intraprendere avrebbe potuto creare solo confusione.
Secondo me è un’affermazione che va mediata.
È vero che in una parte del Comune di Aprilia insistono vari complessi che rientrano nell’ambito del trattamento dei rifiuti.
Ed è anche chiaro che possano andare ad incidere su determinati fattori sanitari.
Va però verificata anche l’incidenza di altre fonti di inquinamento.
Un esempio su tutti può essere la Pontina.
La strada attraversa la nostra città e, da quando esiste, ha sparso polveri sottili e smog nell’aria che respiriamo.
Paragonare però il trattamento dei rifiuti qui ad Aprilia e, per esempio, nella terra dei fuochi, manda fuori strada.
I controlli nel nostro territorio sono molto frequenti, diventa molto difficile riuscire ad evadere i doveri relativi alla sicurezza.
Poi è chiaro, se il confronto è tra il nostro territorio e paesi di dimensioni ridotte e senza questi tipi di impianti la statistica sarà per forza di cose differente.
L’industrializzazione degli anni ’60 potrebbe ripercuotersi sui cittadini apriliani di oggi.
Sono tanti i fattori che devono essere presi in considerazione in questo tipo di analisi.
Un incendio in uno di questi impianti è chiaro che possa provocare dei gravissimi problemi a livello ambientale.
Però tutti gli stabilimenti sono sottoposti a controlli di sicurezza, da questo punto di vista si può rassicurare la città.
Per sapere quali siano i dati relativi a questi controlli basta chiederli a chi è deputato ad effettuarli.
L’Arpa, i Noe, le Guardie Ambientali, la Polizia Provinciale, il Corpo Forestale credo siano disponibili a fornire questi dati, che di certo non sono competenza di una Amministrazione Comunale.
I controlli comunque sono molto frequenti, si parla di ispezioni settimanali.
La mia sensazione è la situazione apriliana sia di sicurezza.
C’è gente che esce di casa la mattina con un sacchetto di rifiuti con il solo intento di liberarsene nel posto più comodo.
I questi casi non si possono fare distinzioni tra regolari, irregolari, abusivi, stranieri o quant’altro.
Anche perché, in molti casi, in questi cumuli si trovano le buste che noi distribuiamo per la raccolta porta a porta.
Quindi parliamo di persone censite che però vogliono agire deliberatamente in quel modo.
Il porta a porta ci consente di tenere sotto controllo il territorio, riuscendo a rintracciare tempestivamente i cumuli per andarli a bonificare.
Il problema è che poi si riformano, continuando nel circolo vizioso.
Questa situazione non riguarda solo Aprilia, lo zoccolo duro di persone che non vogliono adeguarsi a questa mentalità esiste dappertutto.
L’auspicio è che le prossime generazioni capiscano la negatività di questi comportamenti.
La mia idea è che la colpa non debba ricadere sull’Amministrazione o sulla Progetto Ambiente, che secondo alcuni non combattono adeguatamente questi comportamenti.
La colpa è solamente degli incivili che compiono questi gesti.
La videosorveglianza sposta il problema.
Nel senso che una volta installata una telecamera chi agisce in questo modo si sposta dove non ce ne sono.
Videosorvegliare tutto il territorio di Aprilia non è fattibile.
Vanno fatte operazione di verifica, controllo ed implementazione del servizio.
I risultati ottenuti fin qui dalla raccolta differenziata porta a porta sono ottimi, e bisogna fare di tutto per mantenerli.
Se la parabola dei risultati dovesse iniziare la fase discendente allora si perderebbe la fiducia e verrebbero fuori ancora più problemi.
E le critiche, che non mancano mai.
di Massimo Pacetti