Un accordo per l’integrazione sociale dei soggetti sottoposti a misure restrittive.

Un accordo di collaborazione tra Regione Lazio, Tribunale Ordinario di Roma e Università La Sapienza per assicurare un’azione più efficace e utile all’integrazione sociale dei soggetti entrati nel circuito penale.


Un accordo di collaborazione tra Regione Lazio, Tribunale Ordinario di Roma e Università La Sapienza per assicurare un’azione più efficace e utile all’integrazione sociale dei soggetti entrati nel circuito penale. A siglare l’accordo il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il presidente del Tribunale di Roma, Francesco Monastero, il preside della Facoltà di Giurisprudenza, Oliviero Diliberto e il Dirigente dell’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Lazio, Abruzzo e Molise, Patrizia Calabrese.

Il protocollo prevede il coordinamento dell’azione giudiziaria, sociale e sanitaria per favorire interventi di integrazione e supporto rivolti alle persone entrate nel circuito penale, in particolare attraverso l‘elaborazione di programmi individualizzati, che tengano conto di specifiche fragilità e bisogni.

Nello specifico, le parti si impegnano a promuovere iniziative in totale sinergia e secondo le competenze degli attori coinvolti: Procura, Tribunale di Sorveglianza, Avvocatura, Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Terzo settore e il Garante del Lazio delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale.

Il protocollo mira ad assicurare la continuità assistenziale alle persone con “disturbi correlati a sostanze e disturbi da addiction, già noti ai servizi territoriali delle Asl e per i quali l’intervento sanitario è già in atto, oltre alle persone già tratte in arresto o che si sono presentate per la convalida e il giudizio direttissimo.

L’accordo serve anche a:

· potenziare il lavoro tra gli uffici giudiziari dell’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) e DSM (Dipartimenti di Salute Mentale) attraverso iniziative regionali di formazione specifica;

· offrire alle persone trattamenti in comunità terapeutiche residenziali, trattamenti sanitari semiresidenziali e ambulatoriali, progetti e percorsi orientati su specifiche condizioni o patologie;

· assicurare la cooperazione tra le strutture residenziali accreditate e i servizi territoriali per elaborare progetti individualizzati;

· supportare gli uffici di esecuzione penale nella presa in carico delle persone con disturbi psichiatrici mediante piani terapeutici e di recupero;

· potenziare la platea degli enti convenzionati (per l’offerta di lavoro di pubblica utilità o non retribuiti) e promuovere strumenti di giustizia riparativa;

· favorire l’accoglienza residenziale per persone che altrimenti non avrebbero possibilità di accedere all’esecuzione della pena alternativa al carcere e favorire l’assistenza domiciliare a sostegno dei singoli e delle loro famiglie e di tutti quei soggetti che vivono particolari condizioni di emarginazione;

· curare la formazione e l’aggiornamento del personale amministrativo e dei volontari attraverso corsi, stage e seminari.

Il protocollo sarà utile anche per studiare i dati relativi ai procedimenti penali, alle misure applicate nelle comunità e agli interventi di sostegno alle persone entrate nel circuito penale per formulare le linee guida dirette a tutti gli operatori del settore. Sono, inoltre, previsti incontri periodici per aggiornare statistiche, documenti di studio, dati e tutte le informazioni utili al riguardo.

Ora si apre una fase nuova e diversa ma ugualmente impegnativa, abbiamo una lunga storia di accordi con tribunali e procure che richiedono la collaborazione tra livelli diversi di Stato e società. Bisogna evitare che i livelli lavorino a canne d’organo, dovremo lavorare ad esempio sulla sicurezza, sulla riabilitazione e sul reinserimento nella società. Bisogna favorire forme di inclusione e di recupero che danno sicurezza –parole del presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: faremo la nostra parte con le nostre competenze sul campo dell’integrazione per garantire a tutti i diritti. Si apre una nuova sfera di intervento, l’inclusione sociale dei detenuti e la presenza dell’università è importante in questo percorso – ha aggiunto – Il protocollo lo seguiremo tentando di fare di tutto, ma bisogna sottolineare come attraverso queste forme di collaborazione tra vari livelli si produca qualità di offerta pubblica per gli obiettivi che ci prefiggiamo”.

Chiara Ruocco

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