Primo sindacato dei Carabinieri, il plauso di Elio Vulcano al Ministro della Difesa

Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta ha firmato giovedì l’atto con cui viene riconosciuta la prima associazione a carattere sindacale delle Forze Armate, nello specifico dell’Arma dei Carabinieri.

“Ci sono momenti ed azioni destinate a passare alla storia”. Cosi esordisce Elvio Vulcano, Coordinatore nazionale per la stampa e per le comunicazioni del sindacato di polizia LeS (Libertà e Sicurezza), che ha poi proseguito: “con una breve nota dell’ANSA pubblicata giovedì 10 Gennaio 2019 che recitava “il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, ha firmato oggi l’atto con cui riconosce la prima associazione a carattere sindacale delle Forze Armate…” si è segnato un momento storico come lo fu per noi della Polizia di Stato il febbraio del 1981, evento che condusse al Nuovo Ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza che fu adottato con legge del 1° aprile del 1981 n. 121, entrata in vigore il 25 aprile successivo”.

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Continua Vulcano: “Voglio ricordare che diversi anni orsono mi sono personalmente prestato a portare in corteo un loro striscione durante una manifestazione sindacale svoltasi a Roma. Erano momenti difficili nei quali le ritorsioni interne per chi chiedeva solo un minimo di diritti, non si facevano attendere. La Corte Costituzionale, che lo scorso aprile aveva abrogato il divieto per i militari di riunirsi in sindacato, ha formalmente dichiarato incostituzionale l’art. 1475 comma 2 del Codice dell’ordinamento militare nella parte in cui vietava a soldati, avieri, marinai, carabinieri e finanzieri di costituire associazioni professionali a carattere sindacale, di fatto aprendo le porte al cambiamento”.

Ha poi chiosato Vulcano: “i senatori del Movimento 5 Stelle della Commissione Difesa di Palazzo Madama hanno esultato: «finalmente dopo decenni di attesa, grazie al ministro Trenta, viene riconosciuto il diritto dei militari ad avere un vero sindacato, superando l’obsoleto e inadeguato istituto della rappresentanza militare soggetta alla disciplina gerarchica».

Il rischio di un ritorno alla disciplina gerarchica:

Il rischio, tuttavia, è che il modello che il Ministro ha delineato per questo cambiamento di paradigma nelle relazioni fra le Amministrazioni ed il loro personale ripercorra strade già battute in passato, seguendo il solco di errori intrinseci a quelle scelte. A questo proposito devo rilevare che, proprio per l’ambito della polizia di stato, siamo molto lontani da un’effettiva condizione di non assoggettamento delle organizzazioni di categoria alla disciplina gerarchica, poiché in quella forza di polizia molti sindacati sono di fatto espressione della stessa Amministrazione quando non addirittura emanazione della stessa.

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Bisognerebbe superare questa fondamentale criticità aprendo alle organizzazione sindacali esterne che per la loro stessa ampiezza e collegamenti non sono soggette ad intimidazioni. Sarebbe, cioè, necessario un sistema a regime misto, dove all’interno delle strutture delle forze dell’ordine potessero operare solo i rappresentanti sindacali appartenenti ai ruoli delle stesse forze dell’ordine singolarmente considerate (come peraltro già avviene, superando cosi il veto all’attività sindacale svolta in unità operativa con altre organizzazioni sindacali, posto con il pretesto della sicurezza, nella Polizia di Stato), ma con il supporto ed un loro collegamento con le grandi strutture sindacali del mondo del lavoro: in tal modo il lavoratore, così sindacalmente tutelato, avrebbe i mezzi concreti ed effettivi per poter migliorare le proprie condizioni lavorative.

I troppi suicidi nelle forze dell’ordine per stress da lavoro correlato, stress strettamente collegato alla condizione lavorativa, attendono ancora risposte.

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