TDM: “Strumentazioni per aree specialistiche obsolete e fuori servizio”.

Una nuova denuncia del Tribunale dei Diritti del Malato circa la mancata manutenzione e riparazione delle strumentazioni per pratiche specialistiche.

Il TDM della Asl di Aprilia si trova ancora una volta a denunciare i tantissimi disagi che caratterizzano la struttura quindi il suo corretto funzionamento. Ad aggiungersi agli innumerevoli problemi è la presenza di strumentazione per aree specialistiche obsolete e, nella maggior parte delle volte, anche fuori servizio:

Tempi di sostituzione per nulla certi, e così lunghi  che in alcuni casi,  quali ad esempio le  visite medico-legali o oculistiche, addirittura sospese nel primo caso per problemi informatici (fuori servizio stampante e difficoltà di collegamento con i server preposti allo svolgimento della normale attività) e, nel caso delle visite oculistiche, addirittura fuori servizio e non funzionanti  alcuni strumenti necessari per una corretta diagnosi  (Oftalmoscopio e Autorefrattometro necessari nella diagnosi di Astigmatismo,  Pachimetro non funzionante), altri  obsoleti  (vecchio di 30 anni e danneggiato l’apparecchio per il Campo Visivo),  tanto che in alcuni casi non si è potuta erogare la visita prenotata. 

Non va dimenticato inoltre che da lungo tempo è stato richiesto l’apparecchio per l’ecocardiogramma, che si dice “in arrivo”, ed è stato acquisito un elettrocardiografo, ma ne servono altri due. Altro problema la mancanza di defibrillatori. Ne esiste uno in Oncologia, ma è vecchio e presenta difficoltà nell’utilizzo. Per quanto riguarda la Chirurgia, è disponibile solo una attrezzatura minimale, in condivisione con Dermatologia. Per ultimo, si segnala la carenza di arredi (lettini, scrivanie, armadietti…)”

La domanda è sempre la stessa: è così complicato organizzare almeno la sostituzione di uno strumento nel caso non fosse riparabile, in tempi tali da poter evitare l’interruzione dell’ attività o peggio ancora erogare  una visita non adeguata? Di chi è la responsabilità?

Un nuovo appello, dunque, alla Regione Lazio, affinché ci si muova per sopperire a queste difficoltà, che rendono impraticabile il lavoro degli addetti e che scatenano le conseguenti ire dei pazienti per il mancato servizio:

“E’ compito della Regione Lazio creare procedure operative standard che siano applicabili e sostenibili dalla organizzazione del nostro sistema sanitario ed evitare così che anche il pensionamento di un operatore sanitario o amministrativo possa mettere in crisi l’intera ASL, creando inefficienze paurose con ulteriori aggravi anche di spese. Purtroppo questo tipo di programmazione è completamente assente e si continua ad operare in emergenza, con tutte le conseguenze del caso, come se non si sapesse in anticipo chi sta per andare in pensione ma fosse una sorpresa.

Il fatto poi che i presidi sanitari siano stati ribattezzati con il nome di “Azienda” dovrebbe far riflettere ed essere da sprone a fare proprie parole quali produttività, efficienza, soddisfazione del cliente, così come pure contenimento dei costi. Ogni cliente, in questo caso “paziente”, va considerato come una risorsa per l’Azienda ASL alla quale si rivolge e va trattato come tale, altrimenti è solo una sponsorizzazione del privato o  una migrazione sanitaria in altre regioni, le cui prestazioni vengono liquidate a caro prezzo, nel nostro caso, dalla Regione Lazio.”

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