Per i cinquecento anni di Leonardo Da Vinci, Francesco Guadagnuolo ha dipinto Gesù meditando tra la Cena dei Biangardi (una Vara di Caltanissetta) e il Cenacolo di Leonardo (affresco conservato nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano) per la Cappella dell’Adorazione, della Chiesa “Annunciazione Beata Vergine Maria” di Aprilia (via Genio Civile, 312). L’inaugurazione dell’opera pittorica è avvenuta Giovedì Santo 18 aprile 2019, in una Chiesa gremita di persone, nell’ambito dei Grandi Eventi dell’Agro Romano Pontino, in contemporanea alla Processione del Giovedì Santo a Caltanissetta. L’artista ha realizzato un volto luminoso dai compositi colori che sono fatti gocciolare con la tecnica del dripping, invece con l’aiuto del segno dona configurazione al volto di Cristo. Scopriamo così un’opera di foggia spirituale in cui l’energia affiora a cominciare dall’interiorità di tipo psicologico e del mistero del Dio fatto Uomo. Guadagnuolo si è chiesto: come dipingere Gesù Cristo per renderlo contemporaneo all’uomo d’oggi? La visione del pittore Guadagnuolo, dunque, cerca di afferrare il momento quando Gesù dice: “In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà ” (Giovanni 13:21-33.36-38). Nessuna cosa è più dolente e mortificante del tradimento, brutta cosa, tanto esteso tra gli esseri umani che è all’ordine del giorno. Si sente nell’opera dell’artista la nostra contemporaneità, ovvero la solitudine umana, infatti, la solitudine di Cristo, come anche il suo distacco di essere rimasto solo nel compimento della sua opera. Nel Cenacolo leonardesco appare il nome del traditore ma più importante l’evento amore che si espleta. Come scriverà Gv 13,1: “Prima della festa di Pasqua, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”.
Ricorda il Mº Francesco Guadagnuolo: «Tutta la mia infanzia e l’adolescenza passate nella mia città Caltanissetta sono pervase dal ricordo della Settimana Santa, specie la Processione del giovedì chiamata “Le Vare Grandi’. I gruppi emanano commozione nel ricordo della Via Crucis che diventa momento di devozione, pensando che Cristo muore per noi al di là di qualsiasi coreografia. Mi aveva allora colpito la Cena eseguita nel 1885 da Francesco e Vincenzo Biangardi. Il gruppo statuario è studiato tra i più interessanti dal punto di vista artistico. Emerge la pacata rassegnazione del Cristo dinanzi al tradimento. Questa Vara assieme alla Deposizione sono tra le mie preferite. É una rievocazione accorata al seguito delle sedici vare, cui si commuove tutta la città. La fede in questa circostanza è di straordinaria compartecipazione, unita di tristezza e pietà, questa fede non vissuta in maniera intimistica, ma è avvertita come forma collettiva, i nisseni si fanno trascinare in questo rito popolare in cui la gente diviene protagonista, quasi attore, in questo grande palcoscenico liturgico». «Qui Guadagnuolo riprendendo una creatività così fortemente sentita negli anni giovanili – scrive Antonio Picariello – ripropone la maturità visiva di un artista che facendosi conoscere ecumenicamente ha riconosciuto se stesso; la sua terra, l’archetipo sostanziale che si porta nell’anima segreta come dominio universale che ha attraversato successi americani, europei, asiatici, mondiali e adesso ritorna fedele al luogo di partenza carico di quella forza magica, ieratica che l’arte, che Francesco Guadagnuolo fa, con devozione di senso, rivivere e partecipare nella sua nativa riconoscente magnifica Sicilia».
Il Cristo di Guadagnuolo per la per la Cappella dell’Adorazione della Chiesa dell’ “Annunciazione Beata Vergine Maria” è già entrata nel circuito turistico culturale dei Castelli Romani e dell’Agro Pontino.