Abitare ad impatto zero

Case che producono più energia di quanta ne consumano. Riciclo totale delle acque.
In tutto i mondo si moltiplicano le iniziative per il perseguimento del cosiddetto impatto zero, cioè un modello di vita che possa portare ad un azzeramento delle emissioni di CO2.
Questo obbiettivo è raggiungibile anche attraverso il ripensamento delle città.

Dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Germania all’Inghilterra fino all’Italia, stano partendo iniziative per nuovi insediamenti ad impatto zero. Come quello, gigantesco, della nascente città di Dongtan vicino Shanghai che entro il 2040 ospiterà circa 50 mila abitanti. La città avrà un impatto ambientale praticamente nullo, assicurano i progettisti, il fabbisogno energetico sarà ridotto drasticamente, circa il 66 per cento in meno di una città tradizionale. Gli edifici impiegheranno solo energie rinnovabili (fotovoltatico, solare termico) ed in città potranno circolare solo veicoli elettrici oppure ad idrogeno. Si stanno pensando sistemi per il riciclo completo delle acque piovane e reflue, mentre il fabbisogno energetico della città sarà coperto da un parco eolico.
Se da un lato la pianificazione delle città ad impatto zero è ancora un operazione avveniristica per la quale ci vorrà ancora molto tempo, interventi di progettazione sostenibile e la bioedilizia si stanno moltiplicando in diverse parti del mondo. Il piccolo quartiere di Beddington a sud di Londra è uno dei primi insediamenti in cui ogni edificio è dotato di pannelli fotovoltaici e l’acqua piovana e l’acqua di scarico vengono raccolte, depurate e riutilizzate.
In Italia ci sono iniziative per la realizzazione della casa passiva, nella quale si cerca di avere pareti, solai e serramenti molto isolanti dal punto di vista termico ed allo stesso tempo sfruttare le energie rinnovabili per dare energia elettrica e riscaldamento all’abitazione in quantità maggiori rispetto al proprio fabbisogno.
Il marchio Impattozero in Italia è gestito dalla società LifeGate e sul sito Impattozero.it è possibile calcolare il proprio impatto sul pianeta e conoscere quanto occorre per bilanciarlo.
 Articolo di Arch. Giampaolo Brilli
architetto@sferamagazine.it

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