Bioedilizia e bio arredamento per combattere la sindrome da edificio malsano
Esiste ormai un’ampia e consolidata letteratura mondiale relativa a quella che si suol definire “sick building syndrome”, cioè la sindrome dell’edificio malsano, che sta ad indicare tutta quella serie di disturbi più o meno gravi ed insidiosi alla salute di chi vive un ambiente chiuso, la cui causa è da attribuire ad una molteplicità di fattori.
La casa ha sempre rappresentato il rifugio da tutto ciò che rimane fuori: freddo, caldo, minacce, insidie, inquinamento! Invece non è così! Noi trascorriamo la maggior parte della nostra vita all’interno di luoghi chiusi (casa, scuola, ufficio, palestra, cinema, bar, ristoranti, alberghi, auto, ecc) che, insidiano la nostra salute non meno di tutto il resto che abbiamo lasciato fuori a doppia mandata!
I fattori inquinanti interni sono da ricondurre a tecniche costruttive (ad esempio, assenza di isolamento dal Radon, riconosciuto dal’OMS tra le principali cause di tumore al polmone), materiali utilizzati (l’edilizia tradizionale fa uso massiccio di prodotti di sintesi forniti dall’industria petrolchimica), tecnologie ed uso degli impianti, per non parlare dell’inquinamento elettromagnetico e delle emissioni nocive dovute a migliaia di prodotti sintetici a base di sostanze chimiche, riconosciute universalmente come tossiche.
La bioedilizia risolve a monte molte di questi problemi, interessandosi anzitutto della salubrità degli ambienti e di conseguenza della salute di chi li vive.
Ma non basta. Una casa siffatta, riempita con decine e decine di articoli d’arredo costruiti, assemblati, rifiniti, verniciati, trattati e protetti facendo uso di materiali e sostanze tossiche, la formaldeide in primis, rischia di vanificare gran parte risultato sperato.
Ad affiancare la bioedilizia c’è il bio arredamento. Aziende che propongono arredamento etico e sostenibile. Monitorando tutta la filiera produttiva nei minimi dettagli, assicurandosi che i propri fornitori utilizzino materiali eco e biocompatibili, prodotti con basso impatto ambientale (nel caso del legno ad esempio, che provenga da zone dove viene praticata una gestione forestale virtuosa, attingendo legname autoctono limitando i costi ambientali del trasporto-famoso prodotto a km 0) senza sfruttamento di lavoro minorile, magari attingendo energia da fonti rinnovabili. Così primeggia l’uso di vernici atossiche a base di resine vegetali, assemblaggio ad incastro senza parti metalliche (per limitare i campi magnetici), tessuti naturali come il cotone ed il lattice, ecc.
Insomma, stiamo imparando ad amarci avendo cura della nostra salute. Mangiare, abitare, arredare, vivere in armonia con la natura e con la biologia del nostro organismo, aumenta il nostro benessere e la qualità della nostra vita.
Le logiche del profitto vanno superate. Prima ancora di chiederci quanto costa al nostro portafogli, dobbiamo chiederci “quanto costa alla nostra salute” ogni azione compiuta. Così facendo le prospettive cambiano radicalmente e il nostro stile di vita si trasforma ed inizia il percorso virtuoso che conduce alla “sostenibilità” intesa come rispetto, tutela e conservazione della vita dell’uomo e dell’ambiente in cui vive.
Dott. Federico Rinaldi