Dieta Mediterranea, patrimonio culturale dell’Unesco
Una cucina Fatta di “piatti poveri” basati su verdure, legumi, paste fatte in casa, pesce e olio d’oliva, e legata alla terra, alle stagioni e alla tradizione
La dieta mediterranea ha ottenuto dall’Unesco, lo scorso novembre, l’iscrizione nella prestigiosa lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. La proclamazione è avvenuta a Nairobi in Kenia, dove si è riunito il comitato intergovernativo dell’Unesco.
L’organo delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la candidatura presentata nel maggio del 2009. «La dieta mediterranea è un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni – argomenta il Comitato di valutazione – che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo».
Con il prezioso riconoscimento, la «dieta» diventa la prima pratica alimentare ad essere iscritta nella Lista del patrimonio immateriale dell’Umanità e rappresenta il terzo elemento italiano presente, insieme all’Opera dei pupi siciliani e al Canto a tenore sardo.
Il concetto di “dieta” deve essere inteso prendendo in considerazione l’etimologia greca, e quindi come “stile di vita”: un concetto che racchiude tutte le pratiche, le conoscenze, le abilità, il sapere e gli spazi culturali con i quali le popolazioni del Mediterraneo hanno creato una sintesi tra ambiente e cultura, organizzazione sociale, universo mitico e religioso e, naturalmente, cibo.
Fatta di “piatti poveri” basati su verdure, legumi, paste fatte in casa, pesce e olio d’oliva, e legata alla terra, alle stagioni e alla tradizione, la dieta mediterranea è la migliore per prevenire infarti, arteriosclerosi, tumori e malattie del metabolismo. E’ altresì una dieta a base di alimenti “tipici”, non provenienti dalla grande distribuzione, ricchi di colori e sapori naturali che possono essere consumati senza l’aggiunta di condimenti ad alto contenuto calorico. Abbinata ad un corretto stile di vita (moderato esercizio fisico, eliminazione del fumo e dell’alcol), può contribuire a prevenire anche allergie e asma. Una prerogativa da non sottovalutare è che la dieta mediterranea promuove l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende.
Il primo ad intuire la connessione tra alimentazione e malattie del ricambio fu il medico nutrizionista Lorenzo Piroddi, nel 1939, considerato inoltre il “padre” della dieta mediterranea. Qualche anno dopo fu lo scienziato americano Ancel Keys che, trasferitosi a Pioppi, nel Cilento, vi rimase per 28 anni, studiando accuratamente l’alimentazione della popolazione locale e giungendo alla conclusione che la dieta mediterranea apportava evidenti benefici alla salute. Il suo ragionamento partiva dall’allora scarsa incidenza delle malattie coronariche al Sud e qui riuscì a provare la relazione tra l’assunzione dell’olio d’oliva e il funzionamento dell’apparato cardiocircolatorio.
L’argomento verrà ripreso nell’ambito del Salone Internazionale del benessere Viverein, che si terrà a Ischia, al parco termale di Negombo, dal 6 all’8 maggio www.vivereinbenessere.com.
Maria Adamo