E’ chiamato EATING EMOZIONALE, la situazione vissuta da chi mescola le emozioni con l’assunzione di cibo, usandolo quest’ultimo per far fronte alle emozioni che ogni giorno incontrano.
Secondo una ricerca degli psicologi della Ohio State University, pubblicata sulla rivista Hormones and Behaviour mettere su peso potrebbe essere un effetto collaterale della solitudine.
Il cibo spesso è usato come il sostituto di qualcosa che manca: un compagno, un amico o qualcuno con cui condividere la vita. L’aumento di peso conseguente purtroppo peggiora questa situazione, poiché accresce le difficoltà di instaurare un’adeguata relazione con altri. Si possono però distinguere due tipi di solitudine: la prima è quella causata dalla mancanza di contatti con gli altri, il secondo modello di solitudine è quello caratterizzato da contatti interpersonali presenti, ma estremamente superficiali tanto che i soggetti in questione hanno paura di condividere i sentimenti con qualcuno, perché temono di essere giudicati negativamente e poi rifiutati.
Secondo gli studiosi le donne sono le più colpite e proprio queste, quando si sentono cronicamente isolate sono più affamate e cercano nei pasti “compagnia”. Ciò potrebbe dipendere dal fatto che una fame extra è un modo del nostro organismo per comunicarci che necessitiamo di compagnia, un concetto rinforzato dal fatto che mangiare, con l’evoluzione, è sempre più diventata un’attività sociale. Per la ricerca è stato chiesto a 42 donne di restare a digiuno per tutta la notte. Il livello di fame è stato poi valutato misurando i livelli di grelina (un ormone prodotto dalle cellule giacenti sul fondo dello stomaco umano e dalle cellule epsilon del pancreas) e successivamente di rispondere ad un questionario sulla solitudine, chiedendo quanto si sentissero sole e quanto gli altri le percepissero tali.
Come previsto, i livelli di grelina sono diminuiti per poi tornare nuovamente ad aumentare: tuttavia, l’aumento era molto più rapido nelle donne sole, che risultavano avere più fame, nonostante avessero fatto una colazione abbondante.
E’ importante quindi imparare prima di tutto a distinguere le due sensazioni per poter soddisfare solo la fame biologica. Sicuramente può essere di aiuto un sostegno da parte di personale qualificato qualora non si riesca da soli a superare la difficoltà, ed è altresì utile associare alla dieta un’attività fisica continuativa che, oltre a migliorare il tono dell’umore, e a ridurre di conseguenza l’eating emozionale, contribuisce anche a ridurre la fame biologica.
Alessia Locicero