per arginare la progressione della malattia
Maurizio Bruera
I ricercatori dell’Harvard University sono giunti alla conclusione che l’attività fisica regolare aiuta le persone più pigre a ridurre il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson. L’esercizio fisico praticato in gruppo aiuta le persone con Parkinson a combattere i problemi motori e di coordinamento. Lavorare insieme, inoltre, crea un sostegno psicologico di reciproco aiuto tra i pazienti. Presso l’Healty living Center YMCA degli Stati Uniti è stato messo a punto il Delay the disease, un programma di esercizi fisici per pazienti affetti da Parkinson. Ladona Molander aveva sempre praticato l’esercizio fisico. Così, quando le fu diagnosticata la malattia di Parkinson, continuò quest’attività quotidianamente.
“Sento che la progressione più lenta del Parkinson è dovuta in parte all’allenamento fisico – ha detto – Si sviluppano endorfine e ti senti bene”. Il Parkinson è una malattia degenerativa causata da una riduzione di dopamina nel cervello, spesso con conseguenti problemi motori e di coordinamento, come tremore muscolare, rallentamento dei movimenti, rigidità ed instabilità posturale. Non esiste una cura, ma i sintomi possono essere gestiti. Un modo è attraverso l’attività fisica. Un’altra persona, Vicki Whaley, alla quale è stata diagnosticata la malattia, ha aggiunto: “l’obiettivo di questo corso è di sviluppare tutte le capacità per vivere meglio, cioè camminare, riuscire ad arrivare, fare dei passi e alzarsi”. Le sessioni durano un’ora durante la quale occorre concentrarsi sulle attività per migliorare la funzionalità e gestire i sintomi. I compagni si spronano l’un l’altro affinché tutti completino l’esercizio. La riduzione del rischio ottenibile con regolari esercizi fisici sarebbe del 50%, fino ad arrivare al 60% in chi è ancora più attivo fisicamente. Affrontare la malattia porta spesso alla depressione, quindi il gruppo è un modo per mantenere un atteggiamento positivo e per stare con gli altri. Sicuramente, ulteriori studi dovranno stabilire se, effettivamente, l’attività fisica è in grado di rallentare anche da un punto di vista medico la progressione del morbo di Parkinson.