contribuisce a ritrovare il proprio corpo
Silvia Petrianni
È ormai risaputo e accertato che lo Yoga provoca diversi risultati positivi, sia a livello fisico sia a livello psicologico e ciò vale anche per la cura dei disturbi alimentari. La distinzione occidentale tra corpo e mente non è concepita nella filosofia che sta dietro lo Yoga, per questo l’esercizio yogi è considerato molto valido per risolvere problemi come anoressia e bulimia che, anche se sono manifestatamente organici, aspetto che pure deve essere curato, hanno cause psicologico-emotive. Per chi conserva ancora dello scetticismo nei confronti dello Yoga, possiamo affermare che ormai la maggior parte degli psicologi e degli scienziati tout court riconosce la validità di tale pratica usata a scopo terapeutico sia per disturbi organici sia per problematiche psicologiche.
Un aspetto positivo di questa nostra età contemporanea, di questa globalizzazione, è il fatto che le varie conoscenze e le varie tradizioni culturali e scientifiche si incontrano, si integrano e, così, si evolvono, a favore dell’essere umano. Sempre più spesso, infatti, vengono attuate terapie multidisciplinari per la cura di diversi disturbi: è il caso delle patologie alimentari. In questo caso, ovviamente, lo Yoga deve essere associato a una psicoterapia ma vediamo quali sono i benefici specifici che può apportare: un ritorno ai ritmi naturali del proprio corpo, che in disturbi come anoressia e bulimia è stato praticamente dimenticato; impariamo a rilassarci – e questo è uno degli aspetti in cui la distinzioni tra corpo e mente non è tanto valida; si raggiunge un allungamento muscolare e una coordinazione e una capacità respiratoria migliori. Anna Maria Tranchida, specialista di Milano nell’uso terapeutico dello Yoga nei disturbi alimentari, organizza le sue lezioni con esercizi che mirano a fare in modo che il paziente concentri l’attenzione sul presente. “Grazie a queste antiche tecniche, inventate dagli indiani – spiega Anna Maria Tranchida – ogni persona ha la possibilità di entrare in contatto con quella vera parte di sé che permette il cambiamento, la scelta di amore e il cammino verso il benessere e la vita, anziché verso la morte”.
Concentrarsi sul tempo
presente aiuta a strutturare
il senso del sé. Il paziente
viene ricondotto a questa
dimensione esistenziale.
Ormai anche la comunità
scientifica internazionale
riconosce l’efficacia
della metodologia orientale
sulle condizioni psicologiche