Moxibustione: la cura del calore

Moxibustione

SI DIFFONDE IN ITALIA UN’ALTRA TECNICA TERAPEUTICA ORIENTALE CHE CURA LE PATOLOGIE BRUCIANDO LE ERBE

L’Oriente è davvero una fucina di idee per quanto riguarda il ritrovamento del benessere corporeo attraverso l’uso di metodi completamente naturali. Un’altra delle terapie olistiche che si sta diffondendo in quest’ultimo periodo in Italia è la moxicombustione. Si tratta di un trattamento antico – risale almeno al I – II secolo a.C. – nato in Cina. I risultati terapeutici principali riguardano la cura di fasi croniche delle malattie. In particolare, la moxibustione si addice al trattamento di tutte le patologie dominate dal freddo e dall’umidità, siano essi penetrati dall’esterno o presenti all’interno – in quest’ultimo caso la tradizione cinese parla di un deficit di Yang –, nelle patologie croniche come la bronchite e l’asma, nelle patologie contraddistinte da forte stasi di QI e Sangue, poiché velocizza la corrente energetica nei meridiani, disperde il freddo e l’umidità, armonizza il rapporto tra QI (l’energia che sta alla base dell’esistenza di ogni cosa) e sangue, tonifica lo Yang e si oppone ed espelle le energie patogene mantenendo la salute.

 

Moxo: erba che brucia

Il termine inglese “moxo” deriva dagli ideogrammi cinesi e significa precisamente “erba che brucia”. La tecnica consiste nel riscaldamento di aree cutanee sovrastanti i punti di agopuntura o i punti energetici, in prossimità dei quali viene bruciata della polvere di Artemisia che può essere lavorata in due modi: manipolandola e formando dei lunghi coni o confezionata in lunghi sigari.
Nel primo caso si accende l’estremità del cono e lo si lascia bruciare completamente, generando del calore molto intensa. Eseguendo, invece, la tecnica con i sigari, si ottiene un riscaldamento per trasmissione. La pratica può avvenire mantenendo fermo il sigaro in prossimità del punto prescelto, o effettuando dei movimenti circolatori o a becchettio sul medesimo punto. Nel caso che il sigaro venga mantenuto fermo, esso deve rimanere ad una distanza dalla cute di almeno 3 cm, altrimenti si può causare una ustione e questa tecnica va protratta per almeno dieci minuti, tuttavia se si esegue un movimento rotatorio, questo può avvenire ad una distanza minore ma per un tempo più lungo (20 – 30 minuti).
Al termine dei due tipi di operazioni, sull’epidermide si noteranno degli eritemi che indicano la buona riuscita dell’applicazione. Il rischio di ustioni è determinato solo dal contatto diretto della moxa con la cute.
Le controindicazioni riguardano i casi di febbre, patologie della cute, come eritemi o derivate da abrasioni e ferite, le forti ipotensioni arteriose, le ansie, le psoriasi, in presenza di nervi irritati, il periodo del ciclo mestruale. Non ci sono controindicazioni per gli stati di gravidanza, ma in questo periodo è preferibile praticarla blandamente sul basso ventre e nella parte bassa della colonna vertebrale.

Silvia Petrianni

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