Come avevamo accennato la settimana scorsa, le fluttuazioni ormonali degli estrogeni e del progesterone determinano delle variazioni nella sensibilità e reattività allo stress che ci accompagneranno per tutta la vita fertile sino alla menopausa. Nelle prime due settimane del ciclo mestruale sono gli ormoni estrogeni ad avere il sopravvento; questi sono i giorni in cui una donna si può mostrate più tranquilla, rilassata con maggiore predisposizione alla socializzazione. È nelle due settimane successive, quando agli estrogeni si sostituisce un più alto picco di progesterone che compaiono le modalità disfunzionali e reattive che spesso le sole condizioni ambientali o familiari non riescono a spiegare.
La caduta del progesterone è responsabile anche dell’attivazione di una cascata di mediatori del processo infiammatorio che determina lo sfaldamento dell’endometrio e quindi la perdita ematica mestruale.Esiste, inoltre una predisposizione genetica per la quale alcune donne hanno una drastica alterazione dei livelli di serotonina, un ormone che regola l’umore ma anche il benessere psicofisico, in risposta alla caduta dei livelli di estrogeni tipica della fase premestruale. Questa vulnerabilità è poi peggiorata dallo stress, dal superlavoro, dalla carenza di sonno.
Quindi, la predisposizione genetica, le fluttuazioni ormonali di estrogeni e progesterone, la liberazione di sostanze infiammatorie durante il ciclo mestruale sono direttamente responsabili della comparsa di alcuni sintomi fisici e psicologici che sfociano in quella che viene denominata SINDROME PREMESTRUALE.
Cioè, un corredo di sintomi e segni che coinvolgono non soltanto l’aspetto psichico e comportamentale ma anche quello fisico:dismenorrea ( dolore in sede pelvica che può precedere di alcuni giorni la comparsa della perdita ematica), cefalea, dolore alla schiena, epigastralgia (dolore allo stomaco), senso di tensione e dolore al seno, gonfiore addominale, aumento dell’appetito, aumento del peso, stitichezza, diarrea, acne, depressione, irritabilità, ansia, senso di inadeguatezza, irrequietezza, sonnolenza, diminuzione della concentrazione, difficoltà all’addormentamento.
Quando la sindrome premestruale diventa così disadattativa e disfunzionale da intralciare la vita di una donna e la gestione di situazioni sociali e lavorative può risultare compromessa in quei giorni del ciclo, si parla di Disturbo Disforico Premestruale (DDPM).
Unica certezza per tutte è che questi sintomi scompaiono con l’arrivo del ciclo mestruale.
Contrariamente a quanto si possa pensare, a meno che la donna non soffra di sintomi particolarmente violenti (DDPM), è consigliabile l’attività fisica per contrastare i disturbi della sindrome premestruale. Fare sport, ginnastica e attività rilassanti aiuta a combattere lo stress perché il movimento fisico libera il corpo da tossine e al contempo aiuta a scaricare emozioni negative alleviando la tensione e il dolore muscolare. Fra l’altro è noto che fare sport rilascia endorfine e con esse un senso di benessere e serenità che permette anche di dormire meglio.
Anche mangiando si può combattere la sindrome o comunque ci si aiuta a renderla meno intensa. Esistono cibi da evitare quali caffè, tè, coca cola, superalcolici e alimenti ricchi di zuccheri semplici. Da assumere con moderazione il sale che è causa dell’aumento di ritenzione idrica e i cibi in scatola che possono far aumentare lo stato di nervosismo a causa del glutammato in essi contenuto. Da assumere come rimedi invece tutti cibi ricchi di omega 3 (la sua carenza accentua i dolori muscolari e la contrattilità uterina), magnesiopidolato(la sua carenza infatti rende più intensi sintomi quali cefalea, crampi muscolari e uterini)contenuto nelle noccioline, cacao, soia, cereali integrali, verdure verdi e quelli che contengono vitamina B6 (la sua carenza accentua i sintomi depressivi, il dolore e la tensione mammaria): soia, patate, verdure verdi, tuorlo d’uovo. Non devono mancare poi sulla tavola frutta e verdura fresca che favoriscono il transito intestinale.
Un aiuto importante ci viene anche dalla fitoterapia con l’agnocasto. Nell’agnocasto, le parti contenenti i principi attivi sono i semi.
Il suo utilizzo ha portato ad un miglioramento della sindrome premestruale anche nei casi più severi.
La terapia medica più efficace è una pillola contraccettiva capace di limitare al minimo le variazioni ormonali, grazie alla costanza del livello di estrogeni, e con un progestinico che migliori l’umore. Quella che meglio risponde a questi requisiti è la pillola condrospirenone nella formula 24+4 (24 giorni con i principi attivi, e 4 di placebo). Il drospirenone, in particolare, agisce sul cervello stabilizzando la serotonina e aumentando il livello delle endorfine, le nostre molecole della gioia, e ha un’azione leggermente diuretica che contrasta l’accumulo di liquidi. Sul piano neurobiologico e in casi selezionati, sono preziosi i “regolatori della ricaptazione della serotonina” (SSRI), antidepressivi di ultima generazione che regolano l’umore e gli scatti di collera.
Concludendo, la sindrome premestruale va affrontata innanzitutto modificando lo stile di vita. Il movimento fisico aiuta a scaricare in modo sano le tensioni negative. Soprattutto nei giorni critici, si devono evitare i cibi salati, sono sconsigliati gli alcolici, la caffeina e la teina, mentre fanno benissimo la frutta e la verdura, il pesce, i formaggi freschi. E’ poi fondamentale dormire almeno sette-otto ore per notte (la carenza di sonno sregola il ciclo, facilita la depressione e peggiora la sindrome premestruale) e ridurre il più possibile lo stress, coltivando piccoli spazi quotidiani di relax.
Come si vede, le armi per combattere la sindrome premestruale sono molteplici ed efficaci: purché siano ben coordinate e potenziate da uno stile di vita sano.
Dott.ssa Debora Pallante
Specialista in ginecologia e ostetricia
Dirigente medico ASL latina