L’equipe dell’Istituto di Ricerca americano “Van Andel”, coordinata da Viviane Labrie, ha rilevato che le cellule nervose degli affetti dalla malattia tendono a perdere più velocemente delle sequenze di Dna i cui geni fanno sì che il cervello si mantenga sufficientemente prestante. Mentre queste parti di Dna vanno a scartarsi i segmenti genetici coinvolti formano le placche che indirizzano i neuroni alla morte. Questa scoperta non può che portare giovamento alla Ricerca, aprendo un varco per nuove strumentazioni e terapie.
Sono ora 44 milioni gli affetti, nel 2050 si dovrebbe raggiungere i 135 milioni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione.
Per ulteriori informazioni ecco il link alla rivista che ha pubblicato lo studio: https://www.nature.com/ncomms/