Prescrivere l’attività fisica come si fa con i farmaci sulla ricetta rossa, questo è la speranza di Enzo Bonora, presidente Sid (società italiana diabete), perché l’attività fisica è un vero e proprio farmaco, e andrebbe prescritta prima ancora dei farmaci poiché è dimostrato che riesce a ridurre di un punto l’emoglobina glicosilata, come alcune medicine.
A Perugia, l’esperienza pionieristica del centro Curiamo (Centro universitario ricerca inter dipartimentale attività motoria), dal 2010 ha inserito 900 pazienti diabetici e obesi in un percorso di cura che prevede anche un’attività fisica. I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: il primo è stato seguito con terapia e dieta, al secondo gruppo è stata aggiunta un’attività fisica, supervisionata anche da un supporto psicologico.
Nel primo gruppo c’è stato un incremento dell’uso dei farmaci del 10%, mentre nel secondo si è verificata una riduzione di spesa farmaceutica del 5% dopo due anni, oltre a benefici sull’umore e sulla qualità della vita. L’esperienza, ha dimostrato di funzionare a tutte le età, poiché i benefici sono uguali in termini percentuali tra un ottantenne e un giovane, e in entrambi i sessi, e soprattutto che non è mai tardi per iniziare a svolgere attività fisica.
Il percorso è semplice: il paziente, dopo essere stato sottoposto a visita specialistica con la prescrizione del medico di base per obesità o diabete, viene indirizzato al programma. Tre mesi di percorso, due sedute a settimana di 90 minuti ciascuna di attività fisica, con la consulenza del medico dello sport e di uno specialista in Scienze Motorie, un’altra ora e mezza di educazione alimentare o motivazione psicologica, infine il controllo trimestrale per il primo anno e uno all’anno in seguito.
Alcuni pazienti entrati nel meccanismo hanno potuto anche ridurre e in alcuni casi sospendere l’insulina.
Il messaggio fondamentale che giunge dall’esperienza perugina risiede nelle grandi risorse che il nostro organismo possiede se ci si crede adeguatamente.
Alessia Locicero