Panico nei bambini

Il disturbo di panico nei bambini
Più frequenti nell’età adolescenziale ed adulta, i disturbi dovuti all’ansia sono riscontrabili, in alcuni casi, anche nella prima età

L’attacco di panico è una reazione d’allarme scatenata da un’errata percezione di un pericolo o rischio imminente. Improvvisamente e inaspettatamente la persona avverte una sintomatologia caratterizzata da palpitazioni, sudorazione, tremori, sensazioni di soffocamento, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, vertigini, paura di perdere il controllo o di ‘‘impazzire’’, paura di morire, senza tuttavia riuscire a trovarne motivazione nella realtà vissuta al momento.

Studi clinici dimostrano l’insorgenza del disturbo di panico nell’adolescenza e nella prima età adulta ma sintomi riconducibili ad un disturbo di panico sono stati individuati anche in età infantile ove le manifestazioni più evidenti sono un cambiamento improvviso del carattere, maggiore irrequietezza e aggressività, difficoltà di addormentamento, comportamenti oppositivi o di rifiuto, preoccupazioni e paure eccessive, nonché una serie di condotte di svitamento di tutte quelle situazioni che comportano un allontanamento dai genitori, prima tra tutte l’andare a scuola.
Le cause scatenanti di questa “ansia da separazione” che dall’età adolescenziale potrebbe evolvere in un disturbo di panico sono riconducibili a precoci esperienze di distacco o lutto. Questo perché nel bambino la separazione dai genitori è un processo complesso da un punto di vista emotivo e la modalità con cui avviene genera degli stili di attaccamento che vengono appresi in età infantile e che rimangono stabili nelle relazioni adulte, comportando a volte una vulnerabilità emotiva eccessiva nei momenti di distacco che possono essere vissuti come un vero e proprio abbandono.
In età infantile risulta quindi fondamentale individuare quei fattori che a livello familiare possono predisporre all’insorgenza di un disturbo di panico quali separazione dei genitori, conflitti tra i coniugi, perdita di uno dei genitori, ed osservare anche il comportamento del bambino all’interno del contesto scolastico per valutare come si relaziona con i compagni, la partecipazione ad attività di gruppo, la stabilità del suo umore in contesti di apprendimento e relazionali.
Bisogna tuttavia porre molta attenzione prima di affermare che un bambino soffra di una manifestazione ansiosa in quanto i sintomi sopra esposti potrebbero essere manifestazione di problemi comportamentali legati ad un normale processo di sviluppo nel momento in cui si trova ad affrontare le difficoltà che fanno parte della sua vita quotidiana quali i litigi con i compagni o la stanchezza per gli impegni a cui è sottoposto.

Dott.ssa Lorena Gasbarroni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *