Il troppo accesso dell’utenza alle liste Asl per le prestazioni ambulatoriali, crea uno stallo e potrebbero essere molti i fattori di questo esasperante rallentamento.
Per prenotare visite specialistiche con i medici a convenzione (ad esempio un ortopedico), le liste aprono ogni 60 giorni circa e pochi utenti riescono ad ottenere un appuntamento. La segnalazione di questo inefficiente sistema è stata portata alla luce da un cittadino di Aprilia, che per conto dell’anziana madre è stato costretto a presentarsi in clinica all’alba. Ma la cosa sconcertante è un’altra: c’erano persone (anche di una certa età) che erano in fila per avere un posto nella lista già alle 5 del mattino, mentre se si scegliesse una prestazione specialistica a pagamento, il figlio della signora e le altre persone non avrebbero dovuto fare tutta quella trafila. La domanda è quindi la seguente: “I medici specialisti lavorano ambulatorialmente e privatamente. Non capiamo il perché gli stessi sarebbero disponibili in tempi brevi a visitare privatamente e non mutualmente, a costi elevati”.
Tuttavia tante le lamentele da parte delle persone in fila, abbiamo estrapolato la più allertante e dolorosa, perché quelle che seguono sono parole di preoccupazione, di dolore, di rassegnazione: “Abbiamo fatto studiare i nostri “figli” e “nipoti” per fargli diventare degli ipocriti che speculano sul dolore della povera gente”.
Dare risposte concrete e certe a questo grido di aiuto non è semplice, troppi gli elementi da prendere in considerazione. Di grande aiuto è stato il Tribunale dei Diritti del Malato, che non si è sottratto nel rispondere – quanto possibile – alle domande dei cittadini, soprattutto dopo il grande successo avuto per l’autorizzazione allo screening del colon retto:
“Una battaglia vinta da parte del Tribunale dei Diritti del Malato, finalmente abbiamo ottenuto il consenso per lo screening del colon retto, prestazione che da tempo avevamo richiesto e che a Latina si pratica da almeno 3 anni, senza dimenticare che è obbligo di legge per gli utenti dai 50 a 64 anni.
Poco tempo fa il Tribunale dei Diritti del Malato insieme all’assessore Torselli ha fatto visita al distretto di Latina, manifestando le più chiare preoccupazioni riguardo all’assenza del cardiologo, che manca da aprile dell’anno scorso, e l’ortopedico, il quale dovrebbe essere ad Aprilia una volta a settimana, ma è un periodo che manca. Quindi, di conseguenza, la lista di prenotazione per le visite si allunga notevolmente, costringendo la Asl a bloccare la stessa per un periodo e riaprirla quando l’ortopedico è presente. L’ortopedico in sostanza è uno per un’utenza di quasi 80 mila abitanti e questo complica la situazione. Durante la conferenza stampa di presentazione dello screening al colon retto nell’aula consigliare del Comune di Aprilia, il Tribunale dei Diritti del Malato ha espresso forte preoccupazione per la carenza sanitaria di figure professionali come il cardiologo, l’ortopedico. Tuttavia da parte dell’ente comunale c’è l’interesse al compimento di questo servizio, troppo importante per una popolazione così vasta.”
L’accesso alle liste per le prestazioni ambulatoriali è molto limitato e ciò spinge gli utenti, specialmente chi ha un’urgenza, a dirottare la scelta verso visite specialistiche a pagamento.
“Non è del tutto giusto – sostiene il Tribunale dei Diritti del Malato – avallare l’ipotesi che andare privatamente si ha tutto e subito. Il discorso è molto più ampio e riprende anche l’opzione intramoenia. Le visite intramoenia sono a pagamento e consentono di soddisfare richieste che mutualmente sarebbero difficili da adempiere e il costo della visita viene spartito tra lo specialista e la clinica. La mannaia delle liste strapiene e bloccate colpisce lo specialista ambulatoriale a non poter sostenere delle visite al di fuori delle proprie ore settimanali, semplicemente perché la Asl non può sostenere costi aggiuntivi. Se invece viene scelta dall’utente l’opzione intramoenia, le spese vengono suddivise. Lo stesso succede con l’oculista. Però è importante precisare che le prenotazioni per legge non possono essere bloccate o chiuse, dirottano gli utenti verso altre strutture del Sistema Sanitario Nazionale laziale. In tutto ciò assistiamo anche ad un paradosso. Ad esempio se mi occorre l’ortopedico a convenzione per farmi rilasciare la prescrizione di un busto, dei plantari o quant’altro alla Clinica Città di Aprilia, la ricetta, portata poi alla Als, potrebbe non essere accettata perché non è stata emessa da una struttura pubblica. Il 27 di ottobre è stata annunciata la presenza dell’ortopedico. Il Tribunale dei Diritti del Malato si auspica che questa notizia sia vera, altrimenti ci armeremo per portare avanti un’altra battaglia davanti al distretto di Latina; una città come Aprilia non può non avere un ortopedico, un cardiologo, un oculista interamente mutuabile.”
Il troppo accesso dell’utenza a qualsiasi prestazione di tipo diagnostico o radiografico è riscontrabile in diversi fattori: ad esempio potrebbe risiedere nel facile accesso al rilascio delle esenzioni per reddito, importanti per diverse fasce di utenza che possiedono particolari difficoltà economiche, ma inutili per altri. Questa situazione potrebbe quindi comportare una richiesta di prestazioni ambulatoriali al di fuori della portata consentita, riempendo in maniera spropositata le liste d’attesa. E’ un discorso questo che colpisce l’ambito economico, sociale e burocratico. Le ragioni dietro tutta questa storia sono diverse e complesse, non sarebbe giusto addossare tutta la colpa agli ospedali; è un tema quello della sanità che va al di là del blocco delle liste d’attesa e per questo è utile andare più a fondo al problema. E’ possibile inoltre considerare anche i fattori disoccupazione ed immigrazione. Partiamo dal presupposto che tutti hanno diritto a curarsi, come anche i disoccupati e gli immigrati, però cosa succede, entrambi gravano sul nostro walfare e il loro stato attuale non li consente di contribuire. Discorso a parte quello dell’immigrazione. Il lavoro in nero (è solo una metastasi del problema) non consente di essere presenti nel database dello Stato, quindi per lo stesso è come se queste persone non esistessero, di conseguenza non percependo reddito, per curarsi hanno bisogno di richiedere l’esenzione. E’ un circolo vizioso che andrebbe frenato con un maggiore controllo dello Stato. Il tutto inoltre è inasprito dai tagli sulla sanità: l’utenza aumenta (anche per il discorso del rilascio delle esenzioni per reddito) ma i medici Asl diminuiscono e in tutta questa paradossale situazione, gli unici a trovare un probabile giovamento sono gli specialisti.
Melania Orazi