APRILIA – Le caratteristiche distintive delle banche locali sono lo svolgimento dell’attività in ambiti territoriali circoscritti, le dimensioni operative contenute, la specializzazione nel finanziamento delle famiglie e delle imprese di minori dimensioni.
Tali connotazioni sono tradizionalmente presenti nelle banche di matrice cooperativa: le BCC.
Di recente, Banca d’Italia ha evidenziato come, nell’ultimo triennio, le tensioni sui mercati finanziari e la lunga fase congiunturale sfavorevole, hanno determinato un processo di contrazione numerica delle banche del territorio.
L’aspetto di maggiore vulnerabilità delle banche locali è rappresentato dal marcato deterioramento della qualità dei prestiti, per effetto, innanzitutto, di due pesanti recessioni dell’economia, ma anche di scelte gestionali e allocative rappresentative di un rapporto a volte non equilibrato con il territorio di insediamento.
L’Autorità di Vigilanza ha riscontrato, infatti, che alla base della maggior parte delle crisi delle banche di piccola dimensione vi sarebbero due modalità operative poco prudenti:
La rischiosità dei prestiti delle banche locali, in passato più contenuta nel confronto con le altre banche, ha raggiunto quindi livelli più elevati di quelli relativi all’intero sistema bancario e negli ultimi due anni i conti economici sono stati sostenuti prevalentemente con i proventi derivanti dalla gestione dei portafogli di titoli di Stato, piuttosto che con appropriate scelte operative.
A questo quadro si aggiunge che la forma giuridica cooperativa impedisce di reperire tempestivamente il capitale necessario a fronteggiare alti livelli di rischio assunti.
Banca d’Italia evidenzia poi come ulteriore aspetto di attenzione, la qualità e la trasparenza del rapporto tra il management delle banche locali, specie cooperative, e le basi sociali: non sempre il management ha mostrato capacità di promuovere il coinvolgimento consapevole dei soci e di neutralizzare conflittualità e inopportuni campanilismi.
E’ bene ricordare che anche alle banche di piccole dimensioni ed operanti a livello locale troverà, in linea di principio, applicazione il bail-in, ovverosia il coinvolgimento dei creditori nelle perdite mediante la cancellazione, del credito ovvero la sua conversione in capitale [si ricorda che il bail-in potrà essere attivato, a certe condizioni, a partire dal 1° gennaio 2016][1].
Notizia fresca del 30 luglio c.a., il primo caso di bail-in attuato in anticipo rispetto alla normativa che entrerà in vigore il prossimo 1 gennaio 2016, la Banca Romagna Cooperativa è la prima Banca salvata dai risparmiatori. Nel caso della piccola Banca romagnola è stata avviata la liquidazione ed il bail-in ha riguardato i creditori subordinati, ovvero i clienti-soci che hanno sottoscritto le obbligazioni junior della Banca.
Per rafforzare la stabilità del sistema e raggiungere livelli di capitalizzazione delle banche adeguati rispetto ai rischi assunti, di recente il Governo ha definito misure volte a rimuovere alcune criticità della disciplina delle banche popolari.
Per quanto riguarda il credito cooperativo, la crescita del patrimonio è stata finora conseguita attraverso la capitalizzazione degli utili, canale che potrebbe risultare insufficiente. In situazioni di crisi, l’Autorità di Vigilanza ritiene che le soluzioni disponibili per preservare il valore aziendale possano rendere inevitabile, nell’interesse dei risparmiatori e a tutela della stabilità finanziaria, l’aggregazione in banche di altra categoria, rendendo di fatto l’integrazione delle BCC italiane un obiettivo non più rinviabile.
Il mio personale suggerimento ai soci delle BCC italiane: affidatevi ad un esperto professionista che vi sappia sempre guidare nella scelta degli investimenti da effettuare. Optare per la sottoscrizione di tali tipologie di azioni potrebbe risultare rischioso, sia con riferimento all’andamento economico della banca locale e del relativo dividendo, sia per la difficile “smobilizzazione” del titolo stesso.
Fabrizio Brilli
[1] Sebbene si ritenga la sua applicazione in concreto meno probabile, considerato che le dimensioni ridotte e le caratteristiche operative di tali banche potrebbero portare a escludere, nei singoli casi, l’esistenza di un rilevante interesse pubblico.