Ad averceli dirà qualcuno. O più di qualcuno. Il momento non è certo dei migliori per l’economia in generale e per le famiglie, in particolare.
Ma se il primo problema è averli i soldi, il secondo problema è come impiegarli nella maniera più proficua possibile. Certo, ognuno avrà esigenze differenti, differenti predisposizioni al rischio, diversi orizzonti temporali, particolari situazioni lavorative e familiari, diverse capacità di risparmio o di capitali già disponibile e quindi anche possibilità di diversificazione, che è la parolina magica quando si parla di investimenti.
Per questo diviene fondamentale avere un buon consulente, specialmente se indipendente, cioè non legato ad una banca in particolare ma libero di esprimersi senza condizionamenti.
In questa sede, in cui dobbiamo necessariamente assumere un approccio generico, vale la pena soffermarsi sulla risposta a coloro i quali (e sono i più), richiedono “il rendimento più alto possibile a rischio zero”. La risposta è una sola: non esiste l’investimento a rischio zero!
Escludendo a priori l’investimento in borsa, non ci rimangono che due soluzioni: il reddito fisso (obbligazioni, private e governative) e il “materasso” come si suol dire.
Non far nulla, significa rimettere ogni anno in potere di acquisto: l’inflazione erode i nostri risparmi senza che ce ne accorgiamo e a parità di denaro saremo in grado di acquistare minori beni e/o servizi.
Le obbligazioni non sono prive di rischio poiché incorporano in c.d rischio emittente, cioè il grado di solvibilità di colui al quale prestiamo i nostri denari, sia essa una società (Enel, Telecom, Autostrade, ecc) o uno Stato. Maggiore è il grado di affidabilità e di sicurezza, minore sarà la cedola. In poche parole, gli emittenti meno sicuri, per indurre i risparmiatori a sottoscrivere le loro obbligazioni, si impegnano a corrispondere interessi maggiori. Per districarsi in un panorama così complesso, possiamo iniziare a prendere confidenza con i c.d Ratings, emessi da agenzie indipendenti, le più conosciute delle quali sono Moody’s, S&P, Fitch.
Altre importanti variabili, sono la durata, l’andamento dei tassi d’interesse (che incidono in maniera rilevante sul valore di rivendita del titolo prima della scadenza), la valuta (rischio cambio).
Da non trascurare, infine, alcune soluzioni, cd. Index Linked, proposte da società di assicurazioni che, a fronte di un rendimento minimo garantito e ratings solitamente molto alti, offrono la possibiltà di migliori soddisfazioni nel caso in cui il titolo, il paniere di titoli, l’indice di borsa o i tassi di interesse al quale sono legati, dovesse avere un andamento positivo nel periodo. Occhio però ai costi.
Del “mattone”, cioè dell’investimento immobiliare, parleremo nel prossimo numero.
Dott. Federico Rinaldi