I CAPRICCI DEI BAMBINI
I capricci sono fenomeni relazionali. Troppo spesso, invece, vengono considerati come fossero una cosa che riguarda soltanto il bambino, ma non è così!
Quando il bambino piange perché vuole qualcosa che non gli si può concedere bisogna sempre cercare di tranquillizzarlo traducendo a parole quello che lui sta esprimendo con il pianto, ma senza cedere.
Con l’aggettivo “capriccioso” si tende a ridurre il capriccio a una caratteristica personale del bambino. Ma bisogna considerare il fatto che non esiste nessun bambino che faccia capricci quando si trova da solo. Perché si strutturi un capriccio, è necessaria la compresenza del bambino e di un adulto. I capricci, infatti, come dicevamo, sono fenomeni relazionali tra adulto e bambino. Nascono all’interno della relazione, si svolgono all’interno della relazione e mirano a modificare la relazione stessa. Il motivo per cui “scoppiano“ i capricci è spesso “futile” ma va tenuto conto del fatto che dietro questi futili motivi vi sono ragioni, per i bambini, importanti, vitali! I genitori rimangono turbati quando vedono i figli urlare come fossero “impazziti” e reagiscono, alle volte, con sgomento e rabbia, proprio perché non individuano la vera richiesta! Il bambino, invece, urla e si dimena perché, seppur inconsapevolmente, sa quello che vuole e per questo combatte con tutte le sue forze! I capricci sono un modo di comunicare, sicuramente sbagliato, utilizzato dei bambini. Il piccolo piange e si arrabbia perché spera di ottenere in questo modo ciò che esplicitamente o implicitamente vuole.
Per spezzare questo meccanismo e per evitare, se possibile, proprio di innescarlo bisogna insegnare al bambino, fin da piccolo, a comunicare parlando, facendogli capire che se fa i capricci non gli si darà maggiore attenzione di quanta ne otterrebbe parlando! E che, di certo, con il pianto non avrà quello che vuole! Se questo lavoro educativo non viene fatto fin dalla prima infanzia, ci si può ritrovare letteralmente “schiavi” di un bambino dai capricci incontenibili! E’ importante non cedere quando il bambino cerca di ottenere ciò che vuole attraverso il pianto o attraverso le reazioni di rabbia, altrimenti si rinforza il comportamento sbagliato e la convinzione che portando mamma e papà, o comunque l’adulto, allo sfinimento si ottiene ciò che si vuole.
Quando il bambino piange perché vuole qualcosa che non gli si può concedere bisogna sempre cercare di tranquillizzarlo traducendo a parole quello che lui sta esprimendo con il pianto, ma senza cedere. E’ necessario introdurre delle regole, dei “punti fermi”, condivisi sia da mamma che da papà. Ma ricordate: è necessario, sempre, spiegare il perché delle regole ai bambini in modo che loro capiscano che la regola introdotta è per il loro bene e non per punirli o per privarli di qualcosa!
Silvia Clementini
infanzia@sferamagazine.it