“ Il mutuo bancario è una delle forme di finanziamento più diffuse. Per le sue caratteristiche finanziarie viene in genere impiegato per effettuare l’acquisto o la ristrutturazione della casa di proprietà…”. “… In linea generale, i mutui si distinguono in base alla tipologia di tasso di interesse prescelto. Se fisso, il tasso di interesse rimane costante durante tutta la durata del mutuo; se variabile, invece, il tasso può mutare nel tempo, in aumento ma anche in diminuzione, rispetto a quello di partenza in funzione dell’andamento di un determinato parametro scelto dalla banca (tasso EURIBOR)”.
Queste definizioni sono tratte dal sito ufficiale della Banca d’ Italia.
Ebbene, su 3,5 milioni di famiglie che hanno contratto un mutuo per acquistare casa negli anni scorsi, ben 3,2, ovvero il 91% (leggete bene il 91%) ha contratto un mutuo a tasso variabile, seppur in presenza di tassi al minimo storico.
Dinanzi ai prezzi crescenti delle case, ad indicatori economici che segnalavano la necessità di una imminente stretta monetaria (leggi rialzo dei tassi) le banche hanno aumentato il periodo d’ammortamento (passato da 18,4 a 22,2 anni in media) e indotto la sottoscrizione di mutui a tasso variabile poiché offrivano una rata (momentaneamente) più bassa che consentisse al malcapitato di rientrare nei parametri per la concessione del mutuo stesso. Ma in presenza di tassi bassi è opportuna la scelta del tasso fisso per poterne beneficiare per tutta la durata del mutuo. Oggi che i tassi sono all’apice (o molto vicini ad esso) si collocano mutui a tasso fisso (tutto il contrario di quanto sarebbe giusto), il che condanna il sottoscrittore a pagare tassi sconvenienti per lunghissimo tempo senza poter beneficiare dei futuri eventuali abbassamenti dei tassi: così la banca comprerà denaro ad un costo più basso e ce lo rivenderà sempre al solito tasso, massimizzando i profitti.
So bene che l’istinto e l’emotività portano il risparmiatore a fare queste scelte (specialmente quella di scegliere un tasso fisso in presenza di alti tassi per paura che salgano ulteriormente) ma le banche devono smetterla di comportarsi da SUPERMERCATI di prodotti finanziari ove il cliente si reca e fa da sé, gira con il proprio carrellino virtuale e ci mette dentro il mutuo, il fondo “japan stock”, la polizza vita ed esce fesso e contento! Le banche dovrebbero dare consulenza anzitutto! Dovrebbero informare il proprio cliente e far capire determinati meccanismi. Ma questa è pura fantascienza; le banche sono macchine da soldi e sfruttano l’emotività e l’irrazionalità delle scelte del cliente per massimizzare i propri profitti; ed il conto lo pagano le famiglie italiane.
Tenetevi forte: dall’inizio del ciclo rialzista, le rate dei mutui sono cresciute in media tra il 30 e il 40%, andando ad incidere negativamente sul reddito delle famiglie per circa 1.800 € l’anno generando una crescita vertiginosa dei pignoramenti (la banca che si prende la casa dei propri clienti) che per il 2007 sono previsti in crescita del 27%.
Un ultimo sassolino (meglio dire macigno) : artefice del rialzo dei tassi è la BCE (Banca Centrale Europea) che ha come obiettivo prioritario il contenimento dell’inflazione. Dunque essa stringe il cordone e alza i tassi quando vuole frenare la spinta inflazionistica, ma così facendo incide sulla spesa per il mutuo casa e genera reale inflazione per le famiglie; un tipo di spesa che non si può evitare: se le zucchine costano troppo, comprerò le melanzane; se la vacanza è troppo onerosa, la farò l’anno prossimo, ecc. ecc. ma il mutuo devo pur sempre pagarlo e “casualmente” la voce mutuo casa non rientra nel paniere ISTAT.
Per concludere, non dico che la BCE debba rinunciare alla propria missione, per carità; ma che si potrebbe benissimo studiare e realizzare una forma di tutela per il risparmiatore che ci rimane incastrato.
Sereno Natale a tutti.
Dott. Federico Rinaldi
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