Dopo la scuola alla ricerca di Lavoro

CONSEGUITO IL DIPLOMA OPPURE L’AGOGNATA LAUREA, PER MOLTI GIOVANI INIZIA LA CORSA AD OSTACOLI VERSO IL PRIMO LAVORO

Anni di sacrifici passati sui libri, master e corsi di specializzazioni, spesso non sono sufficienti per trovare, in tempi ragionevoli, un lavoro. Si può provare rivolgendosi ai centri di orientamento per l’impiego oppure alle agenzie di lavoro interinale o ancora, affidando il proprio curriculum ai tanti siti di cerco/offro lavoro presenti sul web. Di certo quello che offre il mercato di questi tempi non sempre riesce a soddisfare le aspettative dei tanti giovani in cerca di un reddito certo. Questo è il tema centrale dei nostri giorni, con governo e sindacati impegnati a trovare soluzioni più o meno fantasiose per arginare il problema. Alcuni strumenti esistono e vengono sfruttati dai datori di lavoro per “risparmiare qualcosa” in termini di contributi e retribuzione, ma raramente questo si trasforma in un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Contratti così detti stagionali, ossia legati a determinati periodi dell’anno e quindi a termine oppure interinali, sono tra quelli più ricorrenti e “facili” da trovare.

Per un giovane alle prime esperienze nel mondo del lavoro, spesso non ci sono alternative contrattuali. I più fortunati e meritevoli, riescono ad instaurare con varie realtà lavorative una sorta di ping pong, rimbalzando durante l’anno da una all’altra, in modo sistematico. Quando si è abbastanza giovani, magari questo può andare anche bene ma per chi ha esigenza di trovare stabilità, non è una strada percorribile. Ecco perché le statistiche parlano di diverse migliaia di nostri giovani, specialmente laureati, che preferiscono lasciare l’Italia per andare a lavorare all’estero dove è più facile ( ma non semplice) trovare un buon lavoro e ben retribuito. In genere un neo laureato trova lavoro nei tre anni successivi alla laurea riuscendo a guadagnare, quale stipendio di ingresso, anche 500/600 euro in più che in Italia. Anche percorrendo al strada degli stage la percentuale di successo all’estero è maggiore che in Italia, dove solo il 7% centra l’obiettivo contro il 12% di oltre confine. Questo è un elemento di forte riflessione che vede i nostri giovani spesso costretti ad “ emigrare” non per scelta ma per necessità. Come dire… passano i decenni ma la storia si ripete.

Roberto Di Iorio
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