Nel periodo Natalizio, ricco di feste e tradizioni, un accenno deve essere fatto per la notte e la festa di Capodanno. Nella notte di Capodanno via i ricordi sgraditi, le amarezze, i rimorsi, le pene dell’anno appena trascorso… il vecchio calendario viene arrotolato, legato e gettato nel fuoco; un fantoccio che rappresenta l’anno vecchio e il suo male viene fatto ardere in un grande falò, un drago di carta su cui sono scritti tutti i trascorsi dispiaceri viene frammentato e disperso al vento; si buttano vecchie fatture, giornali e calendari; volano dalla finestra tutti gli oggetti rotti. Ognuno a suo modo si libera del passato e delle amarezze, per l’inizio del Nuovo Anno. La tradizione italiana prevede una serie di rituali scaramantici per il primo dell’anno che possono essere rispettati più o meno strettamente come quello di vestire biancheria intima di colore rosso o di gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati. Le lenticchie vengono mangiate a cena, nella cena del veglione il 31 dicembre come auspicio di ricchezza per l’anno nuovo. Capodanno anticamente era anche il giorno destinato allo scambio degli auguri e delle piccole donazioni. Già al tempo dei Romani era consuetudine nel periodo del solstizio, offrire le “streae” (strenne). Fra queste, un rametto d’alloro, fichi secchi e datteri, affinché il nuovo anno recasse con se dolcezza e vita. Oggi questa ritualità si è spostata al Natale, e come strenna si usa regalare il vischio, segno di legame fra persone e tenacia di sentimenti, perché questo verde arbusto dalle minute bacche perlacee, vive sugli alberi e li sta abbarbicato.