Un percorso di crescita e di conoscenza del proprio corpo attraverso il movimento
Biodanza, la danza della vita: un modo semplice ed efficace per allenarsi e combattere lo stress. Non è solo un tipo di danza, è una formula innovativa – sviluppata intorno agli anni ’60 dallo psichiatra Rotando Toro – che permette a chi la pratica di iniziare un percorso di crescita e di conoscenza del proprio corpo attraverso il movimento.
Il piacere più profondo, poi, è rendere tutto ciò possibile a tempo di musica. Il dottor Toro ideò questa danza nel corso di una festa presso l’ospedale psichiatrico dell’Università di Santiago del Cile; il suo obbiettivo era quello di migliorare lo scambio medico-paziente. Nel corso della festa il dottore diede il via alle danze e subito notò un cambiamento: una nuova sensibilità nelle risposte emozionali dei malati. “”La grande frenesia del vivere contemporaneo, insieme ai suoi miti, ai suoi modelli, ai suoi eccessi compensativi (apparenza, carriera, potere, notorietà) – ha affermato Rotando Toro in un’intervista – hanno fatto sì che sempre più persone convivano quotidianamente con l’inquietante sensazione di aver smarrito la propria naturale capacità di incontrare gli altri”. La biodanza modellata sulle prime risposte dei malati, quindi, può essere utile per noi tutti: per riuscire ad emergere dal crogiuolo frenetico nel quale siamo calati e per avere reali miglioramenti salutari. Ogni istante, nel corso della danza, assume un profondo significato, cioè porta il ballerino ad avere una piena integrazione sia con sé stesso sia con gli altri sia con il contesto che lo circonda. Per questo motivo la biodanza non si può sviluppare in solitudine. L’elemento relazionale è fondamentale per condividere e comunicare agli altri i nostri stati d’animo, i nostri desideri e la nostra profonda voglia di cambiamento. Inoltre la musica riesce a stimolare qualunque ascoltatore, di qualsiasi etnia o cultura esso sia. “Siamo troppo soli – dice ancora Rotando Toro – in mezzo a un caos collettivista. C’è un modo di essere assenti, pur con tutta la nostra presenza. Nell’atto di non guardare, di non ascoltare, di non toccare l’altro, lo spogliamo sottilmente della sua identità; siamo con l’altro, però lo ignoriamo. Questa squalifica, cosciente o inconscia, racchiude la patologia dell’Io. Celebrare la presenza dell’altro, esaltarla nell’incanto essenziale dell’incontro è, forse, l’unica possibilità salutare”. Infatti l’incontro con l’altro, fondamento della biodanza, può manifestarsi in modi diversi ma tutti istintivi, naturali: un semplice sguardo o un intenso abbraccio. Pur non essendo accettata dalla scienza medica, la biodanza sta avendo negli ultimi anni sempre più proseliti.
Se desiderate maggiori informazioni: www.biodanza.it.
Laura Riccobono