Basket Apriliano: una vicenda che mette in discussione i valori dello sport

Ci scrive un atleta della Virtus: “Questa vicenda evidenzia una gestione societaria discutibile, in aperto contrasto con i principi fondamentali dello sport: merito, lealtà e valorizzazione del talento”

In seguito agli eventi che hanno recentemente coinvolto il basket sportivo apriliano, desidero, in qualità di ex atleta della società, condividere una riflessione sull’accaduto, portando la voce di chi, fino ad ora, non ha avuto modo di esprimersi: gli atleti.

Sin dall’inizio della stagione si erano delineati segnali preoccupanti che lasciavano presagire un epilogo sportivamente triste. Già ad agosto, infatti, uno storico allenatore, figura cardine della società, veniva improvvisamente accantonato per far posto a chi avrebbe dovuto rappresentare una “migliore opportunità sportiva”, nonostante il recente traguardo storico della prima interzona under 19 mai raggiunta dalla squadra.

L’anno sportivo ha preso il via con l’opportunità di presentare domanda di ripescaggio in Serie C unica, un’occasione colta dalla società con l’intento dichiarato di valorizzare i giovani atleti apriliani. Tuttavia, sebbene il regolamento preveda che i giocatori di qualsiasi età risultino svincolati, il gruppo ha deciso di affrontare la nuova stagione con unità e determinazione, continuando a vestire i colori della propria città. A compromettere questo spirito, però, è giunta una richiesta societaria inusuale: il versamento di una quota mensile da parte dell’intero gruppo, come avviene nel minibasket. Una richiesta inaccettabile per gli atleti, che si sono opposti con fermezza, dal momento che nessun giocatore di Serie C era mai stato soggetto a una simile imposizione.

Contemporaneamente, la società ha aggiunto al roster cinque nuovi giocatori coetanei, alcuni dei quali beneficiavano di un rimborso. Il paradosso era evidente: mentre alcuni venivano pagati, altri, cresciuti all’interno della stessa società, venivano obbligati a pagare per giocare. A febbraio, con la squadra all’ultimo posto in classifica e già impegnata in una stagione sportivamente difficile, la società ha intensificato il pressing sul pagamento delle quote. Gli atleti apriliani, rimasti compatti nel rifiutare l’ingiusta imposizione, sono stati posti di fronte a un ultimatum: pagare tutte le quote, passate e future, oppure essere esclusi dalla squadra.

Il gruppo ha mantenuto la propria posizione, rifiutando un sistema che riteneva ingiusto. Di conseguenza, proprio pochi giorni fa e a ridosso della scadenza per eventuali nuovi tesseramenti, la società ha ufficializzato la messa fuori rosa dell’intero gruppo apriliano, impedendo loro di terminare la stagione altrove. Questa vicenda evidenzia una gestione societaria discutibile, in aperto contrasto con i principi fondamentali dello sport: merito, lealtà e valorizzazione del talento.

L’esclusione di un intero gruppo di atleti cresciuti all’interno della società non solo appare ingiusta, ma anche controproducente per il futuro stesso della squadra. Sorge spontanea una domanda: le società sportive dilettantistiche sono ancora luoghi di crescita e opportunità per i giovani o stanno diventando realtà in cui le logiche economiche prevalgono su quelle sportive? Il rischio è che queste dinamiche generino disillusione nei ragazzi, allontanandoli da un ambiente che dovrebbe sostenerli e premiarli per il loro impegno.

Quel che è certo è che questa scelta lascerà un segno indelebile, non solo sui diretti interessati, ma su tutto il movimento sportivo locale, trasmettendo un messaggio preoccupante a chi ancora crede nello sport come strumento di aggregazione e formazione. Lo sport vero è un’altra cosa: passione, sacrificio e appartenenza. E questi ragazzi, con la loro scelta, hanno dimostrato di incarnare tali valori molto più di chi li ha esclusi.

 

Un atleta della Virtus Basket Aprilia

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