“Il miglior riconoscimento per la fatica fatta
non è ciò che se ne ricava,
ma ciò che si diventa grazie ad essa”
(John Ruskin)
Che nel fitness ci sia da qualche anno il ritorno alle origini ormai è cosa nota e l’enorme diffusione di attività come lo yoga ed il pilates ne sono la dimostrazione.
Allenarsi per un ottenere un benessere che vada oltre la prestanza fisica, ma che rivolga una particolare attenzione anche e soprattutto al benessere mentale è oramai una scelta imprescindibile per chi opera nel settore.
Sempre in questa ottica e con gli stessi obiettivi stanno spopolando le corse nel fango.
A vederle da fuori potrebbero sembrare gare per masochisti, poiché non manca una sana dose di sofferenza, ma maggiore è il divertimento e il risultato emotivo che si riporta a casa.
Percorsi intrisi di adrenalina e divertimento che portano i partecipanti a strisciare nel fango, arrampicarsi su ostacoli di legno e attraversare senza indugi torrenti ghiacciati, gare in cui ci si può iscrivere in gruppo o individualmente dove non ci sono limiti di età o di sesso, poiché ognuno troverà l’atteggiamento giusto per raggiungere la meta.
Chi affronta queste corse lo deve fare dando il meglio di sé per arrivare al traguardo, che difficilmente si raggiunge da soli. Ci sono ostacoli di varia origine, naturale e artificiale, come container da scavalcare, fosse di terreno argilloso da cui uscire, balle di fieno da saltare, “distese” di pneumatici da superare, fiumi e paludi da attraversare, che richiedono obbligatoriamente l’aiuto degli altri per essere superati; ed è proprio questa la forte motivazione che spinge a vivere l’esperienza: sentirsi parte di un gruppo, mettersi in gioco, ritrovare la fiducia e la forza in se stessi e nelle proprie potenzialità, scoprire che gli ostacoli sono fatti per essere superati perché i veri limiti sono solo nella mente.
Alessia Locicero