La moda del cappello per l’uomo si è riaffermata prepotentemente negli ultimi anni. Da sempre espressione della personalità dell’uomo che lo indossa, sono in molti a ritenere riduttivo il fatto di definirlo semplicemente un accessorio. Avendo percorso i secoli, caratterizzato l’immagine di re, faraoni, e personaggi più disparati, è considerato molto di più di un copricapo.
Nel Novecento ha conosciuto la sua diffusione maggiore, grazie all’ industrializzazione in generale e all’ industria del cinema in particolare.
Ed è proprio il Novecento a insinuarsi nuovamente tra le teste. Tornano coppole, cappelli a falde larghe, in feltro e in lana. Ispirati ai ferrovieri statunitensi degli anni ’20, sono stati riproposti da Pitti per l’Uomo 2014. SuperHuper Hats, è questo il nome del marchio fiorentino che rilancia gli anni ’20, non ha trascurato la donna e ha proposto anche per lei cappelli da lavoratore sulla passerella.
Comodo da portare dietro il Panama della bottega veneziana Calle de Lovo, fondata nel 1906. Potete arrotolarlo tranquillamente e metterlo nella tasca della giacca.
Borsalino pensando al prossimo inverno opta ironicamente per il cilindro in diverse tonalità di grigi e per il colbacco in astrakan.
Le alternative come sempre sono tante, ma se siete dei veri intenditori o state pensando di iniziarvi ora, ma seriamente, al mondo del cappello, sappiate che c’è chi non ama definirlo accessorio ma opera d’arte. Così, presso la Galleria del Costume di Palazzo Pitti, fino al 18 Maggio, avrete la possibilità di visitare la mostra dal titolo “Il cappello tra arte e stravaganza”. Troverete 179 esemplari di cappelli di tutte le epoche per far intendere che il cappello è un oggetto artistico che, come afferma Caterina Chiarelli Direttrice della Galleria, “ci presenta all’esterno”.
Tornano le tendenze dei primi del Novecento: cappelli da ferroviere in chiave chic per tutte le teste. A Firenze una mostra dedicata a quello che oggi è ritenuto un’opera d’arte.