Annalaura Ciervo di Anzio nel cast tecnico del film “Caffè”, una co-produzione italiana – cinese – belga, diretto da “Cristiano Bortone”. Il film, atteso nelle sale, è in proiezione da oggi 13 ottobre ma solo nei cinema dei capoluoghi di regione per esigenze distributive, però – probabilmente (il condizionale è d’obbligo) – più in là uscirà all’Oxer di Latina.
Cos’è per noi il caffè? O meglio, che mondo sarebbe senza il caffè? Per noi italiani che consumiamo quotidianamente una massiccia dose di caffeina, sarebbe un mondo più triste. E proprio noi italiani possiamo vantare una serie di tradizioni unica al mondo per quanto riguarda il rito e la storia di questa bevanda.
Un legame antico unisce vicende sociali di fronte ad una tazza di caffè: elemento universale, nasconde nel suo consumo quotidiano una carica di simbolismi e tradizioni anche diverse e lontane.
Proprio attraverso il filo conduttore che lega tale prodotto alle vicende quotidiane di ognuno di noi, che è nata l’idea di “realizzare un film che parlasse dell’incertezza che stiamo vivendo in questi tempi.” Con “Caffè” (il titolo del film) queste problematiche vengono a galla attraverso i destini che legano tre diversi personaggi: un italiano, un belga e un cinese.
Un intreccio di storie struggente: ciascuno di loro sta combattendo una piccola battaglia personale sullo sfondo di una situazione socio-economica attuale. In Italia Renzo e Gaia bramano alla ricerca di un luogo, che sia il loro, dove far nascere e crescere una nuova vita; nel Nord Europa, dove le tensioni razziali si stanno diffondendo a macchia d’olio, Hamed si ritrova a dover fare una scelta fra il senso di giustizia personale o rimanere fedele ai valori morali appresi nel suo percorso educazionale; infine, in Cina un uomo d’affari si ritrova a fare i conti con l’importanza dei valori familiari e l’ambiente dove è sempre cresciuto.
Nel cast tecnico del “Caffè”, precisamente alla sceneggiatura: Annalaura Ciervo di Anzio. Diplomata al liceo classico (quando ancora la sede si trovava sull’Ardeatina) e laureata in Storia e Critica del Cinema, dopo una lunga gavetta è al suo terzo film. Orgogliosa della sua ultima opera cinematografica, con “Caffè” lancia un messaggio di speranza ai giovani – in particolar modo – della sua città e le piacerebbe anche in futuro: “Inserire il film in qualche rassegna o magari organizzare dei matinée con le scuole (licei o comunque scuole superiori) non solo perché il film affronta delle tematiche sociali importanti e quindi può diventare tranquillamente uno strumento didattico, ma proprio perché per me sarebbe un piacere personale poterlo fare nella mia città. Dopo una lunga gavetta sono al mio terzo film e di “Caffè” sono piuttosto orgogliosa. Credo che possa essere anche un modo per far capire ai ragazzi che con sacrificio e tanto lavoro i sogni si possono anche realizzare, anche quelli più difficili.”
Conosciamola meglio, il suo lato professionale, quello da sognatrice e quella indiscussa e rara fantasia, una qualità che contraddistingue chi si adopera per la scenografia di un lungometraggio:
1. Annalaura, come è nata la passione per la sceneggiatura? C’è stato un episodio in particolare?
“Diciamo che non c’è stato un vero e proprio episodio scatenante. Questa passione ce l’ho sempre avuta, fin da bambina per poi diventare sempre più grande in seguito. Chiudevo gli occhi e mi immaginavo delle storie, dei veri e propri film. Certo poi riuscire a metterli su carta era tutta un’altra cosa. Quello dello sceneggiatore è un vero e proprio mestiere che ho avuto la fortuna di imparare sul campo, dopo mille altre esperienze, proprio in Orisa Produzioni grazie a Cristiano Bortone, il regista di “Caffè”. Così, un po’ per caso, mi è stata data la possibilità di mettere a frutto la mia fantasia e di muovere i miei primi passi da sceneggiatrice per la commedia romantica “10 regole per fare innamorare”, che vedeva tra i tanti bravissimi interpreti anche Vincenzo Salemme e Guglielmo Scilla.
2.Far parte di questo cast per te è stato sicuramente un grande traguardo. Di solito la sceneggiatrice si occupa della stesura dell’intera storia, insieme ai suoi colleghi, o prendi in carica l’elaborato di un personaggio in particolare? Se sì, di quale in questo caso?
“Il ruolo dello sceneggiatore varia a seconda del progetto. Ogni film ha una storia a sè e il contributo che si viene chiamato a dare è diverso. Di “Caffè” ho avuto l’onore di firmare anche il soggetto – cioè l’idea iniziale – ma il mio contributo come sceneggiatrice è sull’episodio italiano in particolare in questo caso.
3.Per arrivare a questi livelli dietro ci sono anni di preparazione e di studio, dove è cominciato tutto?
“Per quanto mi riguarda non saprei dire di preciso dove è iniziato tutto, forse in adolescenza nella mia cameretta, quando guardavo dei film ai quali immaginavo di dare finali diversi. Ho fatto lettere moderne e mi sono laureata il Storia e Critica del Cinema, ho studiato tanto ma non ho imparato lì il mestiere. Poi ho seguito qualche lezione di sceneggiatura presso la Scuola Romana del Fumetto che ho frequentato ma come ho detto prima, ho avuto modo di imparare questo lavoro sul campo, rubando prima con gli occhi, ascoltando i consigli di chi ne sapeva più di me e facendolo, a poco a poco, con passione e umiltà, come cerco di fare ancora.”
4.In futuro, ci sono in previsione altri lavori?
“Si, sto lavorando ad altri progetti. Cerco di non fermarmi mai anche perché la gestazione di un film può essere davvero lunga e piena di ostacoli. Non basta avere una buona idea, sono tanti i tasselli che devono andare a combaciare. Il primo passo avviene quando riesci a entrare in contatto con qualcuno che crede come te che il progetto sia buono e da lì si innesca tutto. Ora sto scrivendo una sceneggiatura che parte da un’idea che ho davvero a cuore. Qualcosa si sta già muovendo. Vedremo come va e intanto incrocio le dita.”
5.Ogni essere umano ha il suo sogno nel cassetto. Mi piacerebbe conoscere il tuo.
“Il mio sogno nel cassetto è comunque vivere con serenità e passione la mia vita, qualunque cosa faccia e in qualunque luogo vada. In termini lavorativi mi piacerebbe semplicemente avere la possibilità di continuare a scrivere sempre di più e sempre meglio. Perché davvero non si finisce mai di imparare.”
6.Con quale regista ti piacerebbe lavorare in futuro?
“La lista è lunga. Ci sono tanti registi che mi piacciono e ci sono tantissimi registi italiani bravi, che ammiro davvero tanto. Dirne uno o due sarebbe troppo riduttivo.”
Melania Orazi