La vitamina C contenuta nel succo d’arancia possiede grandi proprietà antiossidanti, risultando così molto efficace contro gli effetti nocivi dei radicali liberi sull’organismo.
Bere succo d’arancia può essere utile per prevenire o perlomeno ritardare, molti problemi che colpiscono con il passare degli anni l’organismo di tutte le persone.
Il succo possiede molte proprietà che hanno la capacità di regolare le funzioni dello stomaco evitando alcune complicazioni nel suo funzionamento; possiede grandi proprietà alcalinizzanti, risultando molto importante per depurare il sangue, dato che scioglie gli acidi, impedendo che questi si sedimentino nei reni provocando i calcoli renali; è inoltre consigliato per i pazienti che hanno il diabete, poiché questo frutto contiene molto poco zucchero.
Per questo e molti altri motivi, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria (Crea) sta sviluppando varie attività di ricerca, presentate in questi giorni ad Expo, per valorizzare la biodiversità genetica e migliorare la qualità nutrizionale e salutistica della frutta e degli agrumi e dare così il via ad una nuova tecnologia per la trasformazione delle arance in succhi senza alterarne le caratteristiche.
Sfruttando la pastorizzazione del succo d’arancia a basse temperature (36 C) e a moderate pressioni (300 bar), questo sistema riduce la quantità di microbi e i danni termici e ossidativi, consentendo la conservazione delle proprietà sensoriali, nutrizionali e organolettiche della spremuta fresca fatta in casa.
L’esperienza ha prodotto risultati duraturi perché alcune aziende, attivando tale sistema di pastorizzazione, hanno immesso sul mercato spremute fresche al 100% di arance rosse, con una durata commerciale di 20 giorni. Altri studi hanno portato alla creazione di nuove varietà di arance e di nuovi ibridi di mandarini precoci e tardivi di colore rosso che estendono il calendario di maturazione. Alla qualità e salubrità della frutta e agli aspetti nutrizionali deve corrispondere una produzione sostenibile, precisa il Crea, con un ridotto uso di mezzi chimici, manodopera e una maggiore conservabilità dei frutti per evitare sprechi. Anche per questo, l’ente si dedica alla conservazione della diversità genetica delle coltivazioni, una risorsa importante per far fronte alle necessità dell’agricoltura.
In quest’ottica, il miglioramento genetico in frutticoltura è sempre più orientato verso il consumatore, con frutti buoni, salutari e facili da consumare.
Alessia Locicero