Al Teatro Belli di Roma va in scena dal 12 al 16 marzo “Angelo e Beatrice” di Francesco Apollon per la regia di Massimiliano Caprara. I due protagonisti, Angelo e Beatrce, sono due terroristi. La Roma degli anni ’70 è il contesto nel quale i due protagonisti vivono la loro storia. Una coppia di terroristi che condivide, oltre all’amore, anche e soprattutto il desiderio della rivolta armata contro il potere. Pur provenendo da opposte estrazioni sociali, sono accomunati dalla rabbiosa passione politica che caratterizzò un’epoca, gli anni di piombo, e che finirà con lo spingerli verso conseguenze estreme, portando il loro rapporto e le loro illusioni attraverso l’ascesa, la parabola, e infine verso la catastrofe finale.
Le dinamiche di coppia si riflettono sulle modalità dell’azione politica e della lotta, alternate da flash di filmati e foto d’epoca.
In scena infatti riprende corpo quel particolare momento del nostro passato anche grazie alle musiche, alle voci originali, ai rumori degli attentati, alle telefonate, dando vita ad una ricostruzione assolutamente attendibile di un periodo così topico della nostra storia, snodandosi in uno spettacolo sempre dinamico, in cui predomina la grande fisicità dei due attori, Veronica Milaneschi e Michele Botrugno, e la recitazione intensa, vibrante e aggressiva.
“Angelo e Beatrice” è uno spettacolo che ci appartiene immediatamente. Un atto teatrale che si inoltra nel DNA della nostra democrazia, della nostra recentissima storia politica, nei ricordi di una generazione, nella vita delle idee e nei sentimenti che le idee sprigionano.
L’impianto della messa in scena ruota attorno al luogo fisico della rappresentazione, l’attuale Sidecar, circolo di partito ed ancor prima rifugio anti aereo, luogo ideale per il tema del “covo”con le sue gallerie semi interrate e le finestrelle blindate. Ciò che appare allo spettatore è credibile e concreto come l’ apporto documentario che gioca con le scene e la fisicità degli attori talvolta spezzandola altre volte integrandola: la ricostruzione non più e non solo dell’Italia degli anni ’70, ma anche di quanto potrebbe verificarsi nel futuro dopo anni di mal governo e di indiferrenza culturale a scapito delle nuove generazioni.
L’autore si è ispirato a due coppie famose della lotta armata degli anni’70: Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, Adriana Faranda e Valerio Morucci, i primi capi storici dei NAR mentre i secondi membri del consiglio direttivo delle BR. Francesco Apolloni ha volutamente mescolato elementi dell’estrema destracon quelli dell’ estrema sinistra, convinto che quell’energia “primitiva” che spinge un ragazzo a “saltare il fosso” e a impugnare una pistola o mitra, anche se dettata da ideologie molto diverse, alla fine, fosse la stessa.
Melania Limongelli