Sveva Sabato, giovane studentessa di Aprilia, è la prima classificata del concorso di scrittura creativa “Oltre il reale” categoria C (scuola superiore). La ragazza si è aggiudicata il primo posto con il racconto “Aroha”.
Già lo scorso anno Sveva Sabato incantò la platea del Teatro Europa con “Dubai: un paesaggio da opera d’arte” classificandosi al primo posto nella categoria B (scuola secondaria inferiore) del concorso “Diario di Viaggio: blogger per un giorno”.
“Aroha”, racconto su di una cometa “magica” che ogni persona può vedere una sola volta nella vita, è stato giudicato il migliore tra tutti gli elaborati in gara.
Accade solo una volta nella vita. Non puoi né prevedere come, né quando. Ma stai certo che prima o poi anche tu avrai la fortuna di poterla osservare.
La mia gente l’ha chiamata Aroha, è una cometa che solo una volta solca i cieli di Almia, ma non una volta ogni cent’anni, o ogni cinquanta, sappiamo solo che ogni persona la vede una sola volta nella sua vita. Proprio per questa sua particolarità, parecchi anziani sostengono che sia qualcosa di più che un semplice asteroide, forse uno spirito, ma non come quelli che abitano le nostre terre e che vivono al nostro fianco; Aroha rimane avvolta nel mistero, ed è proprio per questo che mi intrigava così tanto. Il mio sogno era di poterla ammirare, ma non conoscevo i requisiti che indicavano il suo passaggio. La cosa che più mi risultava strana è che nemmeno Kuri riusciva a percepirla… Chi è Kuri? Vi spiego.
Qui ad Almia, sin dalla nascita, a ogni bambino viene consegnato un amuleto particolare che influirà molto sulla sua vita. Il destino di tutti viene scelto fin da subito, solo che nessuno è a conoscenza di quale sia, finchè questo non si compie, e per seguire la strada giusta, l’oggetto magico richiama uno spirito custode, a cui il bambino sarà affidato per tutta la sua vita. Come gli amuleti, anche i custodi sono scelti in base alle doti del loro protetto e nel mio caso Kuri è uno spirito dell’ardore, il che mi rende una ragazza molto impulsiva e curiosa. In ogni caso, gli spiriti sono in grado di percepire la presenza dei loro simili, ma tutte le volte che Aroha si palesa, nessuno di loro, nemmeno il protettore del villaggio, è in grado di accorgersene. Probabilmente sarà un’entità superiore, forse al pari dei grandi spiriti protettori del mondo, o forse è davvero l’incarnazione dell’essenza dell’amore. Effettivamente nelle leggende si narra che appaia quando ci si innamora davvero.
Io credevo di essere davvero innamorata. Di Cassuel, un ragazzo fantastico che abitava giusto a due capanne dalla mia. Era un tipo particolare, il più coraggioso degli avventurieri della sezione giovanile… ma allo stesso tempo il più timido quando doveva intrattenere una conversazione! Kuri mi spiegava che questi suoi aspetti erano dati proprio dal suo custode il quale, essendo uno spirito del cielo, lo portava ad avere atteggiamenti spesso contrastanti. Non riuscivo a capacitarmi del perché io ancora non avessi visto Aroha. Nemmeno le preghiere funzionavano, e Kuri mi continuava a ripetere di non avere fretta, sebbene le sue parole non cambiassero la situazione, anzi facevano accrescere in me il desiderio di conoscere.
Avevo appena sedici anni ed ero già convinta di aver trovato il vero amore.
Una sera ricordo che non riuscii a dormire. Mi giravo e rigiravo tra le soffici coperte di lana. Dopo qualche minuto pensai che rimanere sdraiata non sarebbe servito a niente: mi alzai e uscii di casa, senza avere in mente un luogo preciso in cui dirigermi. La notte avvolgeva ogni cosa. Solo il barlume di qualche fiaccola rimasta accesa illuminava il sentiero. Poi all’improvviso il buio fu squarciato da una luce intensa, rossa, proveniente dall’amuleto. Riapparve Kuri, che probabilmente si era sentito in dovere di riportarmi a casa. Ma ancora non avevo ripreso sonno e allora convinsi lo spiritello a seguirmi mentre continuavo a vagare per il villaggio.
Gli abitanti di Almia vivono secondo una loro filosofia, ovvero che nella vita nulla è lasciato al caso: tutto è già predestinato.
Ero convinta che a quell’ora nessuno fosse in giro, se non una ragazza con problemi di insonnia. Ma invece fu proprio allora che vidi Cassuel, seduto sulla riva del laghetto, che fissava il totem del grande spirito custode delle acque.
Non so perché mi venne questa idea, ma in quel preciso istante mi convinsi che non avevo ancora visto la cometa perché Cassuel non era a conoscenza di ciò che provavo. Una volta avergli confessato le mie emozioni finalmente, quel mistico corpo celeste avrebbe solcato i cieli.
Così, ingenuamente, mi diressi verso quello che credevo fosse la strada descritta nel mio destino. Mi sedetti. Restai qualche secondo in silenzio, a contemplare il paesaggio notturno, a cui mai prima di quel giorno avevo prestato troppa attenzione. La selva circondava lo specchio d‘acqua, che era invaso da una miriade di puntini luminosi riflessi sulla superficie cristallina. Non mi ricordo esattamente cosa dissi, so solo che ad un certo punto, senza troppo timore rivelai ciò che provavo. Non so nemmeno che reazione ebbe, perché per tutto il tempo rimasi incantata a fissare lo spettacolo incantevole che avevo davanti. Ad un certo punto udii delle parole, speravo fossero di gioia, che così finalmente avrei realizzato il mio sogno, ma come una foglia infranse la superficie del lago, alla stessa maniera le parole di Cassuel infransero non il mio cuore, bensì quello che io ritenevo il mio destino. In quel preciso istante mi sentii persa: un individuo senza destino non ha nessuno scopo nella vita. Mi allontanai, lentamente, da quel posto, poi anche dal villaggio. Kuri proprio allora riapparve, turbato da quel mio stato d’animo che anche lui percepiva.
Mi misi a correre il più lontano possibile, mi sentivo inutile, non volevo tornare in mezzo agli altri, consapevole di essere l’unica che non aveva più un motivo di esistere. E io ingenua ci credevo ai miei pensieri, come se così giovane sapessi già tutto della vita. Era ancora notte, quando mi fermai, stremata, e mi accasciai a terra. Continuai a fissare le stelle, sdraiata sul prato. Ma ormai che senso aveva guardare il cielo se avevo appena frantumato le mie uniche possibilità di scorgere Aroha. Questo desiderio mi aveva influenzato troppo. Chiusi gli occhi. Silenziai la mia mente. Smisi di ascoltare le mie paranoie. Mi ero convinta da sola che l’unico mio obiettivo era la cometa, quando in realtà non sapevo ancora niente su cosa sarei diventata nel futuro.
Kuri confermò le mie nuove idee, mi rivelò che sapeva cosa sarebbe successo una volta aver parlato con Cassuel, ma che non poteva fermarmi: era suo compito mostrarmi la strada giusta, e ci era pienamente riuscito. Sempre quella notte, iniziai a pensare ad altro, a concentrarmi su ciò che sapevo fare. Aroha, Cassuel, abbandonarono la mia mente. Scoprii di essere brava in un mondo di cose che ignoravo perché prima la mia vista era offuscata da inutili pensieri. Quella sera imparai a valorizzare le mie capacità, ad apprezzare me stessa.
Stava per sorgere l’alba, quando io e Kuri iniziammo a dirigerci verso casa. Levai un’ultima volta lo sguardo verso il cielo, senza ricercare qualcosa, semplicemente apprezzandolo per quello che era. E in quel momento, tra le stelle, notai un corpo luminoso solcare i cieli.
Accade una sola volta nella vita. Di innamorarsi intendo. Di provare quello che è il vero amore. Quello che non si prova nei confronti di nessuno, se non di se stessi.
Mi chiamo Cassandra, e finalmente ho visto Aroha, finalmente amo me stessa.