Le “Inquietudini e meditazioni” di Miguel de Unamuno, giovedì prossimo, 25 ottobre, alle ore 18 verranno presentate e discusse a Palazzo Caetani.
Il libro, edito dalla Rubbettino e curato da Elena Cellini con la prefazione di Armando Svignano, verrà proposta da Mauro Cascio, direttore editoriale della Rubbettino, con la partecipazione del sindaco Mauro Carturan, di Lidano Grassucci, direttore de Il Territorio, di Luciano Chiarucci, assessore alla Cultura con l’introduzione e coordinamento dell’incontro a cura di Sabino Vona.
La raccolta di saggi di una delle figure più rappresentative del Novecento europeo, Miguel de Unamuno (1864-1936), è stata presentata alla Fiera del Libro di Francoforte, a Salamanca nel corso della giornata internazionale di studi unamuniani presso il rettorato dell’Università, adottato dalle università di Trieste, Perugia e Roma Tre.
Il noto giornalista e saggista Roberto Gervaso, in un suo articolo su Il Messaggero, l’ha definito un ‘libro splendido’ di un ‘potente intellettuale lucido e spietato’.
De Unamuno fu narratore, filosofo, poeta e drammaturgo. Oggetto della sua filosofia è l’uomo in quanto persona, nella sua complessità, il cui agire ed essere nella vita non ha significato se non considerandone il fine e il destino. Il suo pensiero nasce così dal contrasto tra le istanze della ragione e quelle della vita, in una visione di tragica lotta, senza tregua e senza pace. Il suo modello fu la figura di Don Chisciotte, cui dedicò il famoso Vita di Don Chisciotte e Sancho.
Ma al centro del suo pensiero c’è sicuramente il problema religioso, svuotando il cristianesimo di ogni struttura dogmatica e accanendosi contro la casta sacerdotale, monopolizzatrice della rivelazione e mortificatrice del genuino spirito religioso.
In Inquietudini e Meditazioni, il Dio di Unamuno è un Dio che parla al cuore, la sua è una cristologia poetica che non rientra nella tradizionale teologia religiosa o filosofica. Al contrario del razionalismo teologico tomista, l’esistenza di Dio non è provabile con una prova razionale a posteriori, tanto meno aprioristica. La prova dell’esistenza di Dio è data dalla nostra istintiva volontà di sopravvivenza, dall’incapacità di rassegnarsi di fronte alla morte, dal desiderio di immortalità. Credere è creare ciò che vogliamo: “la fede crea, in una certa maniera, il suo soggetto. E la fede in Dio consiste nel creare Dio; come è Dio che ci dà la fede in Lui, così è Dio stesso che si sta creando di continuo in noi”. Il sentimento tragico, la lotta, arriva fino a Dio stesso: Dio stesso soffre, ma “soffre in me e io soffro in Lui”, questa è l’angoscia religiosa. È la sofferenza, l’angoscia della morte, la passione per la vita la caratteristica tipica della vita del singolo, secondo Miguel de Unamuno.