“Voglio vedere la vita. Voglio stringerla tra le mani. Voglio lasciare un’impronta sulla sabbia di un’isola deserta. Voglio giocare a pallone con la gente. Voglio… voglio tutto”.
-Il figlio del cimitero, Neil Gaiman
“Un libro non merita di essere letto a dieci anni se non merita di essere letto anche a cinquanta”, afferma l’autore de “Le cronache di Narnia”. Nulla può essere più vero per quanto riguarda i libri di Neil Gaiman. Rivolto a un giovane pubblico, riesce ad appassionare anche gli adulti.
Tra le sue opere, “Il figlio del cimitero” è una delle mie preferite. Una favola dark, da leggere nelle buie notti invernali davanti a una cioccolata calda. O in spiaggia, subito dopo un bagno.
La storia di Bod, il protagonista, inizia come iniziano tutte le buone storie: in una notte buia e…e con un omicidio.
“C’era una mano nell’oscurità e impugnava un coltello. Il coltello aveva un manico d’osso, lucido e nero, e una lama più sottile e affilata di un rasoio. Se ti avesse ferito, avresti anche potuto non accorgertene, non subito.
Il coltello aveva fatto quasi tutto ciò per cui era stato portato in quella casa; la lama era bagnata, e così il manico.
La porta d’ingresso, da dove si erano insinuati il coltello e l’uomo che lo impugnava, era ancora aperta, appena un po’, e viluppi di nebbia notturna serpeggiavano e si intrecciavano dentro la casa.
Quell’uomo qualunque si fermò sul pianerottolo. Con la mano sinistra prese un grande fazzoletto bianco dalla tasca del cappotto nero, ripulì il coltello e la mano inguantata che l’impugnava, e lo mise via. La caccia era quasi conclusa. Aveva lasciato la donna sul letto, l’uomo accasciato per terra, la figlia maggiore nella sua cameretta dai colori vivaci, tra giocattoli e modellini incompleti. Restava da sistemare solo il piccolo, un bimbo poco più che in fasce…”.
Bod, il piccolo protagonista, mi ha ricordato molto Harry Potter. Anche lui piccolissimo è riuscito a sfuggire all’assassino dei suoi genitori e ad evitare di essere ucciso. In questo caso il piccolo è scappato in un cimitero. Anche se scappato, per un bambino così piccolo, non è proprio il termine esatto. Bod è sgattaiolato gattonando fino al cimitero dove è stato trovato da due fantasmi che hanno poi deciso di tenerlo.
Una fine molto più bella di quella di Harry Potter che invece è stato cresciuto dai Dursley, nel rancore e nella paura del diverso senza mai conoscere la dolcezza di una mamma. Bod invece è cresciuto nell’affetto tra morti e lapidi. La signora Owens, il fantasma che ha deciso di adottarlo, gli vuole bene proprio come una mamma vera e gli canta ogni volta una dolce ninna nanna.
“Dormi dormi mio bambino,
dormi bene fino al mattino
poi da grande, lo vedrai
per il mondo viaggerai…
Danza una canzone,
bacia i tuoi amori
scopri il tuo nome
e sepolti tesori…”
La fine della filastrocca si saprà solo alla fine del libro. Non sono solo i suoi genitori adottivi a voler bene al bambino, anche gli altri fantasmi sono tutti affezionati. La migliore amica di Bod è il fantasma di una giovane strega e i suoi tutori saranno un licantropo e un vampiro. Presto Bod svilupperà le capacità tipiche dei fantasmi, come la capacità di svanire, terrorizzare la gente, entrare nei sogni degli altri, rendersi invisibile… Altre gli resteranno impossibili da fare: come attraversare i muri.
Non mancheranno le avventure e nemmeno un’amica reale. Presto però il passato tornerà a bussare perchè, per quanto ci si provi, è impossibile fuggire da se stessi e il piccolo Bod si ritroverà presto ad affrontare non solo l’assassino dei suoi genitori ma anche crescere e vivere perchè essere vivi significa avere “potenzialità infinite”.
Puoi fare qualsiasi cosa, realizzare qualsiasi cosa, sognare qualsiasi cosa. Se tu cambi il mondo, il mondo cambierà. Potenzialità. Quando si muore, è tutto concluso. Finito. Hai fatto quel che hai fatto, sognato il tuo sogno, scritto il tuo nome. Ma quelle potenzialità saranno esaurite.
Il figlio del cimitero è il romanzo che ha piazzato Neil Gaiman tra i miei autori preferiti. Un vero capolavoro. A farmi amare ancora di più questo libro è che è ispirato a “Il libro della giungla”.
Buona lettura!