Renato Zero: testimone di un’epoca

Dal 18 dicembre al 22 marzo 2015, alla Pelanda del Macro a Roma “Zero”, la retrospettiva dedicata a Renato Zero.

“Nascono così le melodie, dalle lacrime tue e quelle mie…”

Renato Fiacchini, in arte Renato Zero, nasce a Roma il 30 settembre 1950.
Cantautore, showman, ballerino, produttore discografico, attore e doppiatore italiano, considerato un vero e proprio chansonnier dalle grandi capacità istrioniche, provocatrici e trascinatorie.

Nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato 34 album e scritto complessivamente più di cinquecento canzoni affrontando le tematiche più disparate, oltre che numerosi testi e musiche per altri interpreti.
Renato Zero si è colorato il viso e si è avviato, in bilico sui suoi zatteroni, tra sogno e degrado, palco e periferia, via Tagliamento e il mondo, libero da pregiudizi ormonali e tessere politiche.
Ha combattuto da solo l’Italia più difficile, quella dell’ipocrisia, fino a farla innamorare.
Dal 18 dicembre al 22 marzo 2015, alla Pelanda del Macro a Roma “Zero”, la retrospettiva dedicata a Renato Zero,
Una mostra che fa rivivere, attraverso la vita e le esperienze dell’artista, le emozioni e i percorsi di un intero Paese. La sua forza è da sempre quella di riuscire a toccare il cuore del pubblico con la sua poesia rappresentata con stupore, magia e un pizzico di “zerofollia”.

Zero-Macro

Fortemente voluta nel cuore di Testaccio, una scenografia monumentale di emozioni, musica, immagini e documenti inediti. 
Non un reliquiario, né una mostra puramente celebrativa, ma un percorso multimediale e altamente tecnologico che attraversa 40 anni di carriera, di storia personale dell’artista e 40 anni di storia d’Italia. Un viaggio alla scoperta delle connessioni del cantautore con il mondo che lo circonda, in cui si è immerso completamente in qualche caso anche anticipandone mode e cambiamenti. Un percorso narrativo e di liberazione dagli schemi, che parte dai primi passi nel mondo della musica, passando per il tunnel buio degli anni Ottanta, fino ad arrivare alla rinascita degli anni ’90, tra citazioni di Virginia Woolf, Pier Paolo Pasolini, Ignazio Silone, sulla libertà e l’identità, che creano connessioni inaspettate con la poetica di Zero. Unico nel panorama musicale italiano, originale, provocatorio, ma anche testimone di un Paese in trasformazione.

Con le sue canzoni ha raccontato l’uomo, le sue maschere, il sesso, gli ultimi, ha sdoganato con anni di anticipo argomenti come la pedofilia, la droga e l’identità di genere.
Il via al percorso narrativo lo dà l’immagine di un feto nel ventre materno, simbolo di qualcosa che sta nascendo, di qualcosa che sarà. Lo spettatore viene catapultato nel mondo di Zero, passando da una bussola interiore i cui punti cardinali sono i temi fondanti della sua arte:

  • il nord punta in alto a Dio;
  • il sud agli Ultimi (le minoranze, le periferie verso cui ha mostrato sempre attenzione);
  • l’est, dove nasce il sole, è Roma, città natale da cui trae forza e ispirazione;
  • l’ovest, in ombra, è il sesso.

La mostra è stata ideata e curata da Simone Veneziano e prodotta da Tattica, mentre la direzione artistica e la scrittura dei testi è di Vincenzo Incenzo. Gli allestimenti dono di N03! e la ricerca storica è stata affidata a Fonopoli.

Alessia Locicero

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