per far crescere in lui l’autostima
Stefania Saralli
Acuto e intermittente, insistente e perfino assillante. Questo è il pianto del bambino nei primi mesi di vita, tant’è che spesso crea più ansia e preoccupazione nei genitori che nello stesso neonato. Ebbene sì, le lacrime non producono noia né dolore nel bimbo, poiché sono l’unico mezzo che ha per comunicare un disagio. Dunque, è importante che la mamma mantenga la calma di fronte ai vagiti del suo piccolo, anche quando diventano più forti e incalzanti. Ma come decifrare questo “alfabeto” così particolare? Naturalmente, bisogna dar ascolto al proprio istinto: ogni mamma saprà rispondere in modo adeguato alle richieste del suo piccolo. L’importante è fargli sentire la propria presenza e rispondere ai suoi appelli. Non è assolutamente vero, dunque, che il neonato non vada consolato né preso in braccio quando piange. Come non è vero che “troppe” coccole lo viziano. Anzi, fargli sentire la propria presenza nel momento in cui la richiede pare che faccia crescere in lui l’autostima: significa che è capace di chiedere ciò di cui ha bisogno e di ottenere un riscontro positivo da parte dell’ambiente esterno. Ecco perché le lacrime sono un evento positivo nella vita di un bambino – tant’è che si è calcolato che perfino i più sani possono piangere fino a tre ore al giorno – ed è un errore molto comune prevenirle. Certamente la fame è uno degli stimoli più forti che porta un neonato a chiamare. È un linguaggio fatto di grida sempre più forti e prepotenti finché non gli viene offerto il seno o il biberon. Ma nutrirlo non deve rimanere l’unico modo di rispondere. Se il piccolo è bagnato o sporco può gridare: è un segnale che ha il timbro del disagio non del dolore o della sofferenza. Inoltre, nel primo mese di vita il piccolo è un nuovo-nato catapultato all’improvviso da un mondo a un altro: in questo periodo deve imparare ad adattarsi alla vita esterna e questo richiede sforzi, frustrazioni e grandi difficoltà da parte sua.
Anche gli stimoli troppo forti possono essere causa di grida, così come il sonno. C’è, invece, un pianto spasmodico: è quello che comunemente viene chiamato “il pianto delle coliche gassose”, ma che nulla ha a che vedere con l’aria nella pancia. Questo tipo di pianto compare in genere la sera. Non si conoscono ancora le motivazioni di queste lacrime incessanti: per alcuni il pianto servirebbe a scaricare la tensione accumulata nella giornata, per altri sarebbe causato da allergia alimentare, per altri ancora è la digestione difficoltosa, per alcuni ha cause psicologiche nell’alterata relazione madre-bambino.