Sono stati rimossi nella notte tra l’11 e il 12 dicembre i murales di Blu a Berlino. Il grande murales ‘Brothers e Chain’ un punto di riferimento della città, grazie a due autogru, è stato interamente coperto di nero. Brothers e Chain, murales realizzato dallo street artist italiano di origini marchigiane sui palazzi di Cuvrystrasse, a Kreuzberg, è stato rimosso. Considerato fra le maggiori attrazioni dell’ex quartiere operaio berlinese, era stato segnalato anche in numerose guide turistiche.
L’opera che ritraeva due astronauti con mascherina fu realizzato nel 2007 in occasione della manifestazione Planet Prozess, in collaborazione con Jr, un altro artista di strada che aggiunse gli occhi nelle mascherine di Brothers e Chain. Negli anni il murales si è poi trasformato in un punto di riferimento per la capitale tedesca e soprattutto rappresentava un simbolo della lotta di Kreuzberg contro il capitalismo, oltre ad una delle più importanti attrazioni per gli appassionati di street art. Ora, invece, diviene il simbolo della sconfitta dell’arte di fronte alle leggi del mercato.
Blu è stato riconosciuto, fra l’altro, come uno dei più importanti writer del mondo. Anche il Guardian, nel 2011, inserì uno dei suoi murales di Lisbona nella classifica delle 10 migliori opere di street art del mondo.
A quanto pare al suo posto dei due astronauti sorgerà una struttura semi-residenziale con 250 appartamenti, un supermercato al piano terra e una terrazza panoramica sul Sprea. Dopo Camp Cuvry, smantellato a settembre, proprio per far spazio alle nuove costruzioni, presto toccherà all’edificio che ospitava i due astronauti berlinesi. La rimozione dei murales di Blu non è proprio una sorpresa. Da giorni circolavano numerose petizioni per impedire la sua cancellazione e una campagna online per salvaguardare le opere, a cui avevano risposto circa 8mila persone. “La città di Berlino ama promuovere la sua scena alternativa – e più nel dettaglio il valore culturale dei suoi artisti ma allo stesso tempo li lascia abbandonati a se stessi. Qui si vende agli investitori, che nei monumenti alternativi vedono solo il profitto personale. Ma l’identità culturale della città appartiene a tutti noi”: questo il testo della petizione.
A dare per primo la notizia è stato Dmitry Paranyushkin, che ha postato nella notte la notizia sul blog Polysingularity.com, avanzando immediatamente l’ipotesi che dietro il forte gesto ci fosse lo stesso Blu.
All’inizio non era certo chi si fosse l’autore effettivo della rimozione di Brothers e Chain. Si sapeva che Artur Süsskind, proprietario dell’area, aveva più volte manifestato l’intenzione di cancellarli per poi ricostruire gli edifici su sui erano stati realizzati i murales. Stando alle voci diffuse subito in rete, sarebbe stato lo stesso Blu, a ridipingere con la vernice nera la sua opera: sapendo che sarebbe stata cancellata dal nuovo proprietario dell’area, ha preferito distruggere lui stesso ciò che aveva creato con un forte gesto di protesta contro la speculazione edilizia e la gentrificazione selvaggia del quartiere.
Secondo Paranyushkin rappresenta “una sorta di ultimo annuncio disperato”: stando alla fonte , Blu avrebbe saputo che una nuova abitazione con una vista panoramica sui murales sarebbe stata lì costruita, così, per impedire che l’opera fosse usata per conferire valore economico agli alloggi che si affacciavano su di esse (e quindi non cancellate) li avrebbe dipinta di nero. Blu ha confermato poi di aver rimosso lui il murales con una nota sul suo sito. Un’assenza che comunque lascia di stucco e con cui Berlino deve fare i conti.
Melania Limongelli