Robot, auto con sistema di parcheggio, pubblicità che conoscono i tuoi gusti, dispositivi di puntamento automatico: questo è semplicemente il presente tecnologico. Siamo circondati da tecnologie che permettono di interagire con l’Intelligenza Artificale, predisposte per rendere la vita dell’uomo più agiata e confortevole. Una delle battaglie principali della I.A., spiegato in soldoni, è quella di dare una definizione concreta dei ragionamenti astratti dell’uomo, per poter poi costruire dei modelli matematici da applicare sulle macchine e simulare questo tipo di ragionamento, che è umano. I computer vengono predisposti con degli appositi algoritmi o regole, che ne regolano il comportamento. Questo modo di operare e pensare ha inevitabilmente coinvolto tutto il campo informatico.
Esistono due correnti di pensiero ben distinte sull’argomento. Supponiamo per assurdo di avere la lista di tutte le regole che gestiscono il ragionamento umano e a quel punto decidessimo di inserirle in un computer in grado di interpretarle correttamente. Cosa accadrebbe? Sarebbe come creare un vero cervello? Questo ipotetico cervello sarebbe in grado di pensare o si limiterebbe a tradurre i dati immessi senza capirli (Stanza Cinese). Questo è il genere di domande, con tutti i limiti temporali, che si ponevano gli antichi filosofi dell’Ontologia. Nonostante la tradizione sia quella di pensiero teorico, l’Ontologia si sta dimostrando in tempi recenti particolarmente feconda nei suoi risvolti pratici. Grazie alla moderna Ontologia informatica, un utente può effettuare un qualsiasi tipo di domanda ad un computer e ricevere una risposta più “intelligente” rispetto ai vecchi sistemi. Per intelligenza qui si intende non la capacità di calcolo, ma la capacità di valutare una domanda secondo delle regole. Facciamo un esempio semplice. Il computer ha solo un’informazione nel database [Marco è nonno]. Se chiedessi quanti figli ci sono, avrei come risposta uno zero. Immettendo la regola che tutti i nonni sono anche figli, il problema è risolto anche per tutti gli altri casi. Questo è il lavoro che svolge un “database Ontologico”. Con regole più complesse, può essere considerato una forma di intelligenza. Le difficoltà sono legate principalmente alla capacità dei computer attuali e alla necessità di rendere queste regole semplici da calcolare. Vi rimandiamo all’intervista online. Luca A. Ciorra (ingegneria informatica), ci parla un po’ più nello specifico dei database Ontologici.