Le modifiche del quadro normativo per le costruzioni in zona sismica, le interpretazioni della normativa stessa alla luce della variazione di zonizzazione che ha interessato l’intero territorio nazionale, responsabilità civili e penali dei tecnici in caso di crolli, modalità di intervento preventivo per adeguamento di vecchi edifici e per la costruzione di nuovi. Queste le tematiche trattate ieri pomeriggio, nel corso del convegno “Il rischio sismico. Problematiche e prospettive”, organizzato dall’Assinarch, Associazione Ingegneri ed Architetti di Aprilia presso la Sala Manzù della Biblioteca Comunale di Aprilia con il patrocinio della Provincia di Latina, del Comune di Aprilia, dell’Ordine degli Architetti di Latina, dell’Ordine degli Ingegneri di Latina, Confindustria ed ANCE. Grande partecipazione ed interesse, complice anche la trattazione puntuale di un tema reso attuale dai recenti pronunciamenti giudiziari in relazione al terremoto de L’Aquila e degli eventi sismici che hanno colpito l’Emilia Romagna e, nelle ultime ore, Basilicata e Calabria. Ad introdurre i lavori, il Presidente dell’Assinarch, l’architetto Michele Magliocchetti. “Si tratta di una tematica tornata alla ribalta della cronaca- ha spiegato- che interessa purtroppo l’intero territorio comunale, compresa la città di Aprilia. Negli anni, siamo stati abituati a pensare questo territorio come non soggetto a tali eventi, ma rapidamente la riclassificazione delle zone a rischio e le nuove normative, impongono nuovi problemi sia sull’adeguamento dell’esistente sia sulla creazione di nuovi edifici”. Poi, il Sindaco f.f. Antonio Terra e l’Assessore ai Lavori Pubblici Mauro Fioratti Spallacci, hanno parlato delle iniziative che l’amministrazione intende portare avanti per aumentare i livelli di pubblica sicurezza sul suolo comunale, pur dovendo fare i conti con la scarsità delle risorse da impiegare in tal senso. “ Sin dal 2009- ha affermato il Sindaco Terra- stiamo facendo i conti con i problemi prodotti dall’elevamento di classe tra le zone a rischio sismico che ha interessato anche il Comune di Aprilia. Per quanto sia necessario intervenire per elevare i livelli di sicurezza, l’improvviso mutamento della normativa ha generato non poche difficoltà, anche per l’impossibilità di intervenire, potendo contare su soli 2 milioni di euro erogati in favore della Regione Lazio. Prossimamente l’amministrazione approverà il nuovo Piano di Protezione civile, proprio con il fine di incrementare i livelli di sicurezza nel nostro Comune, mentre i fondi del Plus serviranno anche a riqualificare edifici importanti quali il Palazzo di vetro di Via dei Bersaglieri ed il complesso della Ex Claudia seguendo le nuove regole antisismiche”. “L’Italia ha preso coscienza solo da pochi anni della alta sismicità che la caratterizza- ha aggiunto l’Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Aprilia- e questo richiede l’adeguamento di abitazioni e strutture pubbliche, secondo i dettami di una normativa di difficile applicazione, anche a causa dell’assenza di fondi. Gli amministratori locali, dal 2003 affrontano infatti l’obbligo formale di adeguamento degli edifici strategici per la propria valenza sociale, ma gli investimenti per tutto il suolo nazionale non superano i 20 milioni di euro, limitando fortemente le possibilità d’intervento. Basti pensare che 2 milioni di euro dovrebbero coprire le spese della Regione Lazio, ma solo il territorio di Aprilia conta 22 scuole da adeguare sismicamente”. Dopo di lui, il Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Latina, Fabrizio Ferracci, ha voluto esporre alla platea le iniziative che l’ordine ha portato avanti negli ultimi mesi, mostrando grande sensibilità sul tema. “ Il 3 ottobre scorso- ha affermato l’ingegner Ferracci- il nostro ordine ha partecipato all’indagine promossa dalla Camera dei deputati sullo stato di sicurezza sismica, mentre pochi giorni fa l’Ordine degli ingegneri di Latina ha stipulato un protocollo d’intesa con Confindustria, che servirà per apportare migliorie dove possibile, anteponendo la prevenzione alla cura. Si tratta di azioni indispensabili, se si pensa che i dati Istat rivelano che 1/3 del patrimonio edilizio italiano è a rischio. Nostra volontà è quella di collaborare per l’adeguamento delle opere, sviluppando la cultura del riutilizzo e della prevenzione. Per farlo servono fondi, incentivi economici, ma anche l’impegno di inserire tali interventi in una pianificazione urbanistica integrata con i piani locali di protezione civile, di rendere obbligatoria la certificazione sismica nelle zone più a rischio e di semplificare il complesso quadro normativo”. Non dissimili le considerazioni del Presidente dell’Ordine degli Architetti di Latina, Remigio Coco e del Presidente del Collegio Geometri e Geometri laureati della Provincia di Latina, Sandro Mascitti. “Ad Aprilia l’incremento della percentuale di rischio ed un quadro normativo stringente- ha spiegato l’architetto Coco- porterebbe alla spesa di enormi cifre per l’adeguamento dell’esistente, gran parte ascrivibile al patrimonio edilizio. Tuttavia, è necessario agire, per evitare di perdere parte del patrimonio culturale locale, come avvenuto in Emilia ed Abbruzzo, avvalendosi di studi poco invasivi come quelli condotti di recente sulla cupola di San Pietro. E se intervenire nel pubblico è difficile per carenza di risorse, indispensabile esigere la collaborazione del privato, mettendo in piedi un piano di screening a basso costo su alcuni tipi di edificio, come quelli previsti a suo tempo dal Fascicolo del Fabbricato elaborato dai professionisti”. “Un tema attuale- ha proseguito Mascitti- alla luce ai terremoti di Emilia, Basilicata e del Processo de L’Aquila, che impone un serio confronto tra tecnici, imprenditori ed amministratori locali”. Quindi, dopo i saluti del direttore dell’ANCE e la lettura della missiva del Presidente del Consorzio per lo sviluppo industriale Roma-Latina, Luigi Torelli, si è entrati nel vivo dei lavori, con l’intervento degli avvocati Eva Benedetti e Luigi Cerchione, che hanno analizzato responsabilità civili e penali di tecnici nel caso in cui a seguito dell’evento sismico si incorra nel crollo o nel pericolo di crollo degli edifici progettati. La storica sentenza di condanna a sei anni di reclusione per tutti i tecnici della Commissione Grandi Rischi, che, rassicurando la popolazione aquilana circa l’impossibilità di un imminente evento sismico, avrebbe fornito “informazioni inesatte, incomplete e contradditorie” appena una settimana prima del terremoto che il 6 aprile 2009 distrusse il capoluogo abruzzese, rendendoli così responsabili, secondo l’accusa, di omicidio colposo, disastro e lesioni gravi, impone infatti nuova attenzione in tema di prevenzione dei danni causati da terremoti e responsabilità civili e penali da parte di tecnici e proprietari. “La Commissione- ha spiegato l’avvocato Cerchione- non escluse la possibilità di un evento sismico disastroso, ma si limitò a constatare che non necessariamente lo sciame sismico implicava l’imminenza di tale fenomeno. Sentenze piuttosto creative ed una normativa varia e poco puntuale, impongono oggi ai tecnici di non limitarsi ad applicare la norma, ma fare qualcosa in più rispetto al richiesto, per non incorrere nei guai giudiziari derivanti dall’imperizia o negligenza, nei quali si potrebbe incappare se, pur avendo rispettato la norma, il tecnico debba rispondere di accuse per il verificarsi di un evento che non sarebbe avvenuto mettendo in campo misure note, pur non previste dalla norma. Sarebbe opportuno realizzare quanto prima un quadro normativo chiaro e facilmente applicabile”. Interessante anche il processo relativo al crollo della Scuola di San Giuliano, che ha portato alla condanna di Sindaco, Assessore al ramo, progettista e costruttore per inadempienze e mancati controlli. Diverse imputazioni per i soggetti coinvolti, per reati colposi o dolosi, tutti di carattere omissivo, per non aver adeguato l’intera struttura a fronte dell’elevamento del rischio sismico della località umbra. “Spesso- ha concluso l’avvocato De Benedetti- incide nel giudizio il fatto che il giudice si avvalga di un consulente tecnico-scientifico, una figura competente dal punto di vista tecnico, che tuttavia giudica la prevedibilità dell’evento quando questo è avvenuto e valutando a posteriori le strade alternative percorribili. Pur nel rispetto delle norme, si può incorrere nei reati di imperizia e negligenza”. L’ingegner Sergio Polese, Presidente del CLAIU, ha analizzato le problematiche per il libero professionista, derivanti dall’improvvisa elevazione del grado di rischio sismico in varie località italiane dalla poca chiarezza normativa. “Piuttosto difficile- ha spiegato- coniugare normativa edilizia e sismica, facile cadere in confusione, a fronte di un quadro normativo generico, che non tiene conto del caso particolare, portando con sé la necessità del professionista di dover interpretare la norma a seconda dei casi. Si corre il rischio di dover rispondere penalmente all’eventuale crollo in seguito al terremoto, se pur avendo rispettato la legge si riconoscano le accuse di imperizia e negligenza, secondo il giudizio del consulente del magistrato, personalità non sempre preparata a svolgere questa mansione. Sarebbe opportuno giungere quanto prima alla creazione di una formula normativa chiara ed applicabile, che permetta al tecnico di individuare la mossa inequivocabilmente più adatta nel momento in cui la struttura viene realizzata”. “La sentenza relativa al disastro de L’Aquila- ha chiarito il geologo Paolo Di Cesare nel corso del suo intervento- è da stigmatizzare, in quanto, caricando i tecnici di eccessive responsabilità, rischia che in futuro costoro ricorrano a politiche eccessivamente allarmistiche per tutelarsi da eventuali responsabilità civili e penali. Tuttavia, non è possibile ritenere allarmistica ogni nuova classificazione di rischio su suolo nazionale, frutto dello studio congiunto di geologi, tecnici e dell’Istituto Nazionale di Geofisica. In sostanza, non si può risparmiare sulla sicurezza, e là dove gli studi geologici rivelino pericolosità e rischio elevato di un territorio, l’uomo deve adattarsi ad esso, non il contrario. Ad esempio, di fronte ad un territorio soggetto a liquefazione in caso di sisma, bisogna fare un passo indietro, evitando quanto accaduto in alcune località dell’Emilia Romagna colpite dal sisma di quest’anno. Infine, necessario applicare politiche preventive sul patrimonio edilizio esistente, sia su edifici pubblici a forte rilevanza sociale, sia su edilizia privata, verificando la vulnerabilità delle strutture. Particolarmente grave in questa prospettiva, la forte presenza del fenomeno di edilizia spontanea sul nostro territorio, trattandosi di elementi piuttosto vulnerabili”. Quindi, gli ingegneri Davide Cipolletti e Marco Simoncini della Prefab di Perugia hanno esposto alla platea problematiche e soluzioni in favore di una tecnologia antisismica da applicare ai prefabbricati industriali. Per affrontare in sicurezza tali eventi, basterebbe attuare accorgimenti semplici ed economici, utili ad incrementare l’elasticità e la resistenza delle strutture. Un traguardo raggiungibile aumentando la connessione tra gli elementi strutturali ed utilizzando elementi di connessione che pur nella loro resistenza dinamica non minimizzino l’elasticità articolare. È stato accertato inoltre che nel caso di strutture prefabbricate a setti, quelle a struttura complessa sopportano meglio il pericolo di deformazione rispetto a quelle a giunto semplice. Prima del dibattito conclusivo, l’ingegner Roberto Marnetto, vicepresidente della Edil Cam Sistemi, ha presentato il metodo CAM per il consolidamento di strutture in muratura e cemento armato, che attraverso la cucitura attiva delle murature attraverso l’uso di nastri e staffe d’acciaio sottile, riesce a migliorare monoliticità degli edifici e resistenza alle scosse. Applicabile sia su pareti con mattoni a vista sia intonacate, il sistema CAM è stato sperimentato per sopportare efficacemente il peso di trazione della struttura, salvaguardandone l’estetica.