Cosa fare se ci si accorge che il proprio figlio potrebbe avere un Disturbo Specifico dell’Apprendimento?
Il primo passo è l’informazione: conoscere il disturbo, informarsi anche mediante il web (sul sito dell’associazione italiana dislessia, per esempio). Cercare una valutazione diagnostica: non necessariamente è opportuno rivolgersi ad un servizio pubblico. Da diverso tempo, ormai, è possibile richiedere la valutazione ad un privato specificatamente formato in materia purchè, comunque, si sia in lista presso la ASL locale. Scambiare esperienze con altri genitori: frequentare gruppi di auto-aiuto, confrontarsi accresce le idee ed amplia la prospettiva sulle possibilità. Evitare il senso di colpa: nessuno, né il genitore, né l’insegnante è causa del disturbo. Rinforzare il bambino nei piccoli successi giornalieri ne migliora l’autostima e la motivazione. Stimolarne la curiosità esprimendo l’importanza e la meraviglia di ciò su cui si sta impegnando. Potenziare l’autonomia del bambino sia in ambito scolastico che extrascolastico attraverso l’uso di strumenti tecnologici e piccole accortezze che gli/le permettano una facilitazione nello svolgimento dei compiti (alcuni sono disponibili anche online)
Fare delle pause durante lo svolgimento dei compiti.
Assicurarsi un periodo di trattamento riabilitativo a cura di un esperto adeguatamente formato che ottimizzi le abilità e le strategie del bambino.
COSA NON FARE:
Colpevolizzare il bambino rispetto al suo rendimento
Esprimere aspettative negative rispetto ai risultati che potrebbe raggiungere
Rimproverarlo continuamente per le tempistiche lunghe con cui effettua i compiti
Accusare il bambino di non capire
Punire il bambino per lo scarso rendimento scolastico (evitando momenti di gioco e divertimento)
Fare confronti con i compagni
Cambiare classe o scuola al bambino.
Ricordiamoci che avere un DSA non equivale ad essere ad essere meno intelligenti, ma semplicemente ad apprendere in maniera “diversa”