Un popolo di naviganti: ritratto degli italiani in rete tra il 2006 e il 2009Internet come catalizzatore del cambiamento italiano degli ultimi anni.
Emerge dagli annuari Istat, infatti, che vita pubblica e vita privata, online e offline si sono ormai mischiati, tanto che, nel 2009, il 44,4% della popolazione usa regolarmente internet (a dispetto del 40,2% del 2008 e soprattutto del 34,1% del 2006.
“Internet è la storia degli ultimi anni perché è stato il catalizzatore del cambiamento non solo in ogni aspetto della vita quotidiana ma in ogni cosa, dal commercio alla comunicazione, dalla politica alla cultura popolare”. È David Michel Davies, direttore esecutivo Webbi Avards (Oscar della rete) ad affermarlo in occasione della classifica stilata il 19 novembre scorso dall’Accademia internazionale delle scienze e delle arti digitali. Vediamo quindi che nel 2006 si è imposto YouTube, piattaforma invasa da filmati amatoriali e professionali acquistata poi da Google; nel 2007 è arrivato sul mercato l’IPhone che traina un nuovo modo di accedere a internet; nel 2008, anno delle elezioni presidenziali Usa, internet si è aggiudicato il merito di incidere sulla vicenda politica (tanto quanto aveva fatto la tv per la prima volta 40 anni prima); infine il 2009 è l’anno dei social network con Facebook che esce dal college e Twitter che diventa strumento sempre più usato di protesta (ndr. le elezioni in Iran), di condivisione e di aggiornamento in tempo reale.
Contestualizzando questa classifica al nostro Paese, vediamo che l’Italia soltanto negli ultimi due anni ha fatto passi in avanti: fino al 2006 la diffusione della connettività e l’utilizzo di internet erano così bassi da collocare il Belpaese al quindicesimo posto tra i paesi europei. Già, basti pensare che i dati Istat 2005-2006 confermavano il basso utilizzo di internet da parte delle famiglie (34,1%), le quali si giustificavano esagerando la loro incompetenza in materia (31,9%) o dichiarando di non essere interessate (39,6%) anche se non a causa di impedimenti economici, bensì culturali. Internet nel 2006 si limitava infatti ad essere utilizzato per inviare e ricevere email, per “chattare” (Windows Live Messenger ha sempre fatto in Italia la parte del leone), per ricercare informazioni (64,9%) e per fare acquisti elettronici (20,6%). Diverso era il discorso delle imprese: il 72% di quelle “informatizzate”, come le definiva l’Istat, faceva già uso di banda larga ed iniziava a imporsi la wireless broad band.
Nel 2008 inizia la metamorfosi: dalle analisi della Nielsen Online (società che monitora le attività su internet) è infatti emerso che il 2008 è stato l’anno di blog, social network e community. Un fenomeno questo che riflette la tendenza del mondo d’oggi tra online e offline, vita pubblica e vita privata, lavoro e amicizia. “Dopo aver soppiantato le vecchie lettere, e in parte il telefono, le e-mail sembrano ora perdere gradualmente l’esclusiva come mezzo per tenersi in contatto con persone lontane, a tutto vantaggio dei social network, che consentono – oltre allo scambio di messaggio testuali – di chattare, condividere foto, video, interessi e altro ancora”, ha commentato Ombretta Capodaglio, Marketing Manager Nielsen Online.
La fruizione di internet è poi cresciuta definitivamente nell’ultimo anno: nel 2009, conferma l’annuario Istat, in Italia dichiara di usare il pc il 47,5% della popolazione e il 44,4% usa internet (un incremento notevole anche rispetto al 2008 quando usava il pc il 44,9% della popolazione e internet il 40,2%). L’utilizzo massimo del computer e di internet coinvolge soprattutto i giovani tra i 15 e i 19 anni (86,0% rispetto all’80,0% dell’anno precedente), soprattutto maschi (49,8%) rispetto al 34,9% delle donne. Ma sembra che il sorpasso generazionale stia arrivando da parte delle donne: navigano più le bambine tra i 6 e gli 10 anni (32,1% ) rispetto ai maschietti della stessa età (29,1%). Poi dai 20 anni in su inizia a diminuire l’uso di internet e del computer in generale. I valori più bassi si registrano infine tra gli anziani (9,9% per la fascia d’età 65-74 anni e il 2,4% tra i 75 anni e più).
Laura Riccobono