Depositate 200mila firme all’Unesco per la petizione: “Proteggiamo il made in Italy: la pizza come patrimonio Unesco”. Simbolo per eccellenza del Bel Paese, la pizza è uno dei prodotti gastronomici italiani più conosciuto al mondo. Dal 4 febbraio 2010, infatti, è ufficialmente riconosciuta come Specialità tradizionale garantita della Comunità Europea.
Tutelare la pizza napoletana e “l’Arte della Pizza”, come bene dell’umanità, sostenendo la sua candidatura come bene immateriale, ecco la richiesta avanzata all’Unione Europea.
La petizione è stata lanciata da Alfonso Pecoraro Scanio su Change.org e sostenuta dalla Coldiretti, dall’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e da Rossopomodoro. Le prime firme raccolte sono state così consegnate al Presidente della Commissione Italiana Unesco Giovanni Puglisi, presso la sede Unesco di Roma in piazza.
“Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, ha precisato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Tale riconoscimento dovrebbe garantire anche l’origine nazionale degli ingredienti e delle modalità di lavorazione. Infatti, anche in Italia, secondo un’analisi della Coldiretti, quasi due pizze su tre sono ottenute da un mix di prodotti, fra cui farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori.
La falsificazione dei prodotti alimentari italiani, il cosiddetto “italian sounding”, è infatti una triste realtà. Il fenomeno costituisce un danno economico affatto trascurabile, in quanto costerebbe all’Italia circa 300.000 posti di lavoro. Il fatturato del falso Made in Italy ha superato i 60 miliardi di euro.
“Troppo spesso – afferma Moncalvo – viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale”.
Ha aderito alla campagna anche la deputata del Pd Colomba Mongiello, vicepresidente della commissione parlamentare Contraffazione. Per la stessa ragione Mongiello ha anche depositato una mozione insieme a settanta parlamentari.
Durante il mese di marzo si dovrebbe arrivare alla formalizzazione della candidatura dell'”Arte della pizza”, ferma purtroppo dal marzo 2011, al Comitato Intergovernativo dell’UNESCO. Il 26 Marzo di quell’anno, infatti, è stato presentato ufficialmente il dossier di candidatura al Segretariato del Patrimonio Culturale immateriale di Parigi. Ma dal 2012 l’Unesco ha modificato la procedura, chiedendo ai singoli paesi di segnalare un solo dossier ogni anno per il patrimonio immateriale e quello riguardante la pizza nostrana è ancora in attesa di esame. Alla vigilia dell’Expo di Milano è giusto che arrivi tale riconoscimento alla tradizione partenopea.
Melania Limongelli