Facebook compra WhatsApp, un’applicazione quasi totalmente gratuita, senza sponsor, senza banner e senza funzionalità correlate a pagamento.
Cosa a spinto Zuckerberg ad acquisire il noto servizio di istant massagging? Come trarrà profitto da un’applicazione che, in quattro anni, ha generato flussi di cassa praticamente nulli per i soci fondatori? Una domanda passata nella testa di tutti coloro che si sono soffermati ad analizzare la vicenda social-multimediale che mercoledì scorso, ha portato alla conclusione di un affare da 19 miliardi di dollari, somma superiore al costo della Jamaica, alla spesa di un’Olimpiade e al finanziamento di un anno di missioni spaziali della NASA .
Che Mark mostri una tendenza a voler possedere quel che più è in voga tra gli utenti, è evidente; che brami tutto ciò che è ‘comunicazione’, è un’ipotesi più che fondata.
WhatsApp costituisce una risorsa enorme in termini di informazioni riservate e contatti privati. Facebook potrebbe voler estendere agli utenti del servizio acquisito le sue analisi su gusti ed interazioni, interconnettendo ed integrando i dati e le informazioni raccolte nei propri database.
Se si includessero alla lista dei profili della comunità blu, gli oltre 450 milioni di utenti mensili dell’applicazione dalla cornetta verde, in breve tempo si potrebbe arrivare ad una interconnessione di larga scala, che offre ad ogni user la possibilità di integrare la propria pagina Facebook con la rubrica dei contatti Whatsapp registrati sul cellulare, quindi con i contatti telefonici in memoria in ogni dispositivo, generando una rete eccezionale di informazioni concatenate.
Ciò permetterebbe al giovane Mark di costruire un impero informativo per l’attuazione di strategie di marketing mirate, facenti leva sullo stesso contenuto dei messaggi, sulle aree di interesse trattate e sulle parole chiave più ricorrenti. Ovviamente è solo un’ipotesi ed una delle ragioni dell’interesse della giovane mente a WhatsApp.
C’è chi ritiene che alla base dell’affare ci sia il progetto di Zucherberg di realizzare un nuovo dispositivo android, che creato dall’imperatore dei social network e dei servizi di istant messaging, otterrebbe un successo senza rivali tra i più giovani.
Alla base dell’acquisizione c’è soprattutto la natura diversa dei due servizi: whatsapp soddisfa il bisogno fondamentale di comunicare con chi è intorno a noi, mentre il nucleo fondante del social network blu è l’allestimento di vetrine personali e la creazione di identità virtuali. Whatsapp si basa su un meccanismo semplice, diventato talmente pervasivo nella vita di tutti i giorni da essere l’erede effettivo dell’sms. Anche se Facebook ha tentato di offrire un servizio simile con una chat in tempo reale, cercando di convincere gli utenti riluttanti a installare anche solo l’app di messaggistica, il suo Messanger non ha ottenuto la stessa pervasività.
Spendendo 19 miliardi Zucherberg si è portato a casa un servizio più promettente e soprattutto compatibile con la sua visione.
Melania Limongelli