Negli ultimi anni la demenza senile è diventata un fenomeno sociale, coinvolgendo sempre più, non solo l’individuo affetto dalla malattia, ma tutti coloro che lo circondano, a partire dai familiari.
Per quanto riguarda la Regione Lazio, è stata annunciata in questi giorni la riorganizzazione del sistema di assistenza, che era rivolta specificamente ai malati di Alzheimer. Da qui nasceva il nome dei centri regionali dediti alla valutazione e diagnosi della patologia: Unità Valutative Alzheimer (UVA).
La riorganizzazione rientra nelle previsioni dei Piani Sanitari Regionali 2010 – 2012 del Ministero della Salute, redatti dopo due rilevazioni sui centri UVA eseguiti nel 2000 e nel 2006. Da essi è risultata una certa disomogeneità nell’attività “sia per quanto riguarda l’offerta dei servizi sia per il numero dei giorni di apertura settimanali, che per le figure professionali coinvolte.”
I Centri diagnostico specialisti e i Centri esperti territoriali sono stati pensati come strutture di primo livello, rispettivamente coinvolte nella valutazione differenziale della malattia e nell’intervento sociosanitario.
“La demenza, in quanto malattia cronica – spiega il presidente Nicola Zingaretti, che ha firmato il decreto – è un esempio classico della necessità di un approccio multidisciplinare e di una forte integrazione sociosanitaria, poiché le diverse fasi della malattia richiedono interventi personalizzati e diversificati, sia sul versante strettamente sanitario (terapia farmacologica e non farmacologica, riattivazione cognitiva, riabilitazione motoria) sia sociale con i Centri diurni Alzheimer.”
La demenza senile è una questione che i familiari non possono affrontare da sole. Nel solo Lazio, i malati censiti sono 86.000. Con l’invecchiamento della popolazione il numero dei casi è notevolmente lievitato, fino a divenire una questione sociale.
Numerose famiglie aspetteranno, dunque, di capire quale sarà la portata reale di questa riorganizzazione.
di Silvia Petrianni