Il CONSIGLIO DEGLI ESPERTI DI COMUNICAZIONE È DI RALLENTARE
Slow Food, ovvero “cibo lento”, è la filosofia di vita che suggerisce di mangiare lentamente, in contrapposizione ai ritmi frenetici dei Fast Food.
Considerato il successo, presto sono nati altri filoni “slow”, dalla “Città Slow” in Italia, che si prefigge di tutelare le botteghe artigiane, la cucina tradizionale e l’architettura antica a dispetto dei supermercati e delle superstrade, allo Slow Living, niente più che un elogio allo stile di vita rilassante, lontano dai ritmi martellanti delle città.
Ma qual è che più di ogni altra tecnologia ci porta via tempo e attenzione? Sicuramente il Web. La navigazione in internet, la consultazione delle e – mail, la partecipazione ai social network riempie gran parte delle nostre giornate. Per qualcuno è diventata una vera e propria dipendenza.
Perché non rallentare? Slow Communication è il primo corso per navigatori che vogliono rallentare la loro corsa alla frenesia dell’informazione web e già registra un boom di adesioni.
Se da una parte la comodità delle nuove tecnologie ci permette di controllare e – mail, notizie, notifiche e quant’altro in ogni momento della nostra giornata, velocemente e comodamente, d’altro canto ci impedisce di prenderci quelle pause mentali utili a raccogliere i pensieri e a tenere lontano lo stress.
Negli Stati Uniti Slow Communication è una pratica che ha già conquistato molte persone. Ciò sta avvenendo anche in Italia, perché, come ha detto Andrea Ferrazzi, giornalista, blogger ed esperto di comunicazione: “Al contrario di quanto si possa pensare, non si vuole eliminare del tutto l’utilizzo del web, non si demonizza lo sviluppo della tecnologia, piuttosto se ne consiglia un utilizzo meno assillante, più umano”.
Nell’agosto del 2009, nel “Manifesto for the Slow Communication”, lo scrittore e critico letterario John Freeman scriveva: “I nostri giorni sono limitati, le nostre ore sono preziose. Dobbiamo decidere che cosa vogliamo fare, che cosa vogliamo dire, di che cosa e di chi dobbiamo prenderci cura. Bisogna pensare come vogliamo ripartire il nostro tempo in base a queste domande, entro limiti che non possiamo cambiare. In poche parole, dobbiamo rallentare”.