Negli anni la qualità dei vini “biologici” è migliorata arrivando a prodotti di ottimo livello
I canali commerciali utilizzati dalle aziende vitivinicole biologiche italiane, sono prevalentemente rivolti all’esportazione, dove viene venduto il 65% della produzione.
Nel numero di febbraio di Sferamagazine abbiamo visto come i prodotti biologici resistano alla crisi economica internazionale, ciò ovviamente vale anche per il vino, nonostante per anni sia stato sottovalutato come prodotto da agricoltura biologica.
Innanzitutto ricordiamo cos’è un prodotto da agricoltura biologica: il metodo di produzione biologico è rispettoso dell’ambiente ed esclude l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi (fitofarmaci e concimi chimici). Tutte le fasi produttive sono controllate e certificate da appositi organismi accreditati a livello europeo. Nel caso del vino, la dicitura corretta è “vino da agricoltura biologica”.. Un vino “biologico” si differenzia da uno convenzionale per diversi elementi: la forma di anidride solforosa ammessa (ad esempio solforosa gassosa in soluzione liquida o sali di metabisolfito) e la quantità totale – tra 10 e 25 ppm per l’anidride solforosa libera – acidi ammessi (ad esempio citrico, tartarico e ascorbico). I livelli di solforosa ammessi in un vino “biologico” variano a seconda dell’ente, scelto dal produttore, il quale controlla che tutti i parametri previsti nel disciplinare siano rispettati. Diversi anni fa, la qualità della maggioranza dei vini “biologici” in commercio non era elevata ma oggi non è più così, almeno nella maggioranza dei casi. Si trovano in commercio ottimi vini biologici, dal punto di vista qualitativo e organolettico. Molti ritengono che i produttori di questa tipologia di vini non seguano i principi del metodo dell’agricoltura biologica. Per contro, molti produttori di vini biologici, nel commercializzare i loro prodotti, mettono in secondo piano il fatto che derivino da agricoltura biologica, proprio come se fosse un elemento che possa scoraggiare il responsabile acquisti della grande distribuzione, l’enotecario o lo stesso consumatore ad acquistare quel prodotto. I canali commerciali utilizzati dalle aziende vitivinicole biologiche italiane, sono prevalentemente rivolti all’esportazione, dove viene venduto il 65% della produzione, il restante viene distribuito in Italia tramite la ristorazione. È un Soave il “vino biologico” più buono d’Italia. Lo afferma la Guida ai Vini d’Italia Bio 2009, edita da Tecniche Nuove, all’interno della collana Salute e Benessere e curata da Pierpaolo Rastelli. Il risultato è arrivato dopo che una squadra di degustatori professionisti ha assaggiato oltre 700 vini, provenienti da 184 aziende certificate, impegnate nella produzione di vini da agricoltura biologica e biodinamica. Sale dunque sul gradino più alto del podio quale migliore vino bianco d’Italia da agricoltura biologica il Soave Colli Scaligeri di Vigne della Bra’ Doc 2006, dell’Azienda Visco e Filippi.
Cristina Farina