La capitale tedesca non esita a trasformarsi e ad adattarsi ad ogni tipo di richiesta Il suo passato è noto. Su tutti i libri di storia Berlino è la città della guerra, dell’olocausto e del Muro. Berlino però non è solo questo e seppure i resti del Muro rimangano tutt’oggi come monito, le bellezze del secolo scorso sono sotto gli occhi di tutti.
Scendiamo dalla metropolitana U-Bahn, fermata Potsdamer Platz., poi alziamo gli occhi. Siamo proprio nel cuore dello skyline berlinese, circondati da una selva di grattacieli. Qualche metro ed entriamo nella Daimler City, un complesso multifunzionale ideato dall’architetto genovese Renzo Piano. Il quartier generale della Daimler Chrysler proietta verso il cielo le sue forme slanciate, con le calde facciate di terracotta che contrastano con le grandi vetrate e con i laghetti, gli scivoli d’acqua e le fontanelle che ne circondano gli edifici. Simbolo della Daimler City è un taxi giallo issato in cima ad un grattacielo, le cui ruote sferraglianti girano in continuazione ricordando il passare del tempo. Poco lontano – basta attraversare Potsdamer Strasse – un altro simbolo della nuova Berlino, il Sony Center. Una piccola città sormontata da una cupola in vetro, acciaio e specchi. Dai racconti dei viaggiatori che visitarono Berlino non più di trent’anni fa, emerge una città buia dove di notte calava il silenzio. Ora Berlino è cangiante. Di notte il cubo simbolo della Daimler Chrysler si accende di un verde brillante; il tendone del Sony Center incanta con i suoi effetti di luce cangiante, dal blu al viola; le scale d’accesso alla metropolitana di Potsdamer Platz sono illuminate da centinaia di neon; ogni finestra di ogni grattacielo rispecchia la luce di quella che gli è di fronte… Il cielo sopra Berlino nel 2009 rispecchia la luce. La capitale tedesca, inoltre, non esita a trasformarsi e ad adattarsi ad ogni tipo di richiesta. Se andate in visita del Sony Center in febbraio, sarà come trovarsi in una sala cinematografica a cielo aperto: la Berlinale – la festa del Cinema – ormai arrivata alla cinquantottesima edizione, infatti, porta a Berlino centinaia di produttori, registi ed attori provenienti da tutto il mondo, nonché migliaia di curiosi. Se scendete nella stazione della metropolitana a Potsdamer Platz con un po’ di fortuna può capitare di imbattervi in curiose istallazioni o in originali opere d’arte. Se avete voglia di fare shopping sfrenato ecco a voi il KaDeWe, un enorme grande magazzino inaugurato nel 1907 che si trova nel quartiere Kunfustendamm – cuore del ricco Ovest della città. Tra gli otto piani il migliore è senz’altro il leggendario reparto alimentari, vera mecca dei buongustai dove è possibile scegliere tra 1300 qualità di formaggio, 1200 tipi di salumi, 400 di pane… una scelta che richiede di sicuro nervi saldi e grande capacità decisionale. Se vi interessa una passeggiata allo Zoo, magari per conoscere l’ormai famoso orsetto Knut, quello che fa per voi è lo Zoologischer Garten situato a pochi passi dall’omonima stazione della metropolitana, resa celebre dal regista Jim Henson che l’ha scelta come ambientazione per alcune delle toccanti scene del film Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino (tratto dal libro di Christiane F.). Se poi dovete scegliere un museo da visitare il più interessante è il Judisches Museum il quale vuole documentare ai visitatori 2000 anni di storia degli ebrei in Germania, non soltanto l’orrore dei campi di sterminio. La struttura metallica dell’edificio realizzato da Daniel Libeskind ha sulla superficie squarci che fanno filtrare la luce all’interno, ma basta entrare in una stanza chiamata Torre dell’Olocausto per trovarvi, quando si chiude la porta, nella più profonda e angosciante oscurità.Il museo offre inoltre ai suoi visitatori molti spunti di riflessione – come il corridoio il cui pavimento è disseminato da volti urlanti di bambini scolpiti nel metallo o il Giardino dell’Oblio dove, dall’interno di lapidi che svettano verso il cielo, si levano le fronde degli olivi di Boemia – ma anche momenti di pace – come le scale elicoidali poste intorno al tronco dell’Albero della Speranza dove è possibile attaccare dei cartoncini con su scritti i propri desideri. Camminando per Unter den Linten – celebre viale alberato dove si trovano tra le altre le ambasciate di Francia, Inghilterra e Russia – arriviamo alla Porta di Brandeburgo, punto di riferimento di Berlino e simbolo della riunificazione dopo aver rappresentato per ben ventotto anni, a partire dal 1961, il confine tra Est e Ovest. La celebre porta è monumentale di giorno e assolutamente affascinante di notte quando, illuminata di un bianco abbagliante, svetta contro il cielo nero. Superata la porta e Parisier Platz, troviamo sulla destra un’altra imponente costruzione: è il Reichstag, edificio neorinascimentale che ospita il Parlamento tedesco. Non poche polemiche ha suscitato inizialmente la cupola in vetrocemento eretta sul tetto del Reichstag; ma antico e moderno si fondono in un perfetto equilibrio e inoltre la piattaforma panoramica posta sulla cupola permette alla vista di spaziare su tutta Berlino. Certo è che il Muro di Berlino non può essere dimenticato, per questo dove non esiste più, resta comunque in terra una linea commemorativa che si snoda da un capo all’altro della città. Da non perdere, magari in notturna, la visita all’Est Side Gallery, una galleria d’arte all’aperto che usa come tela i resti del Muro. Le opere più famose sono certamente “Il bacio fraterno” tra il leader sovietico Breznev e quello tedesco Honecher e la “Trabi”, ovvero l’utilitaria che rompe il muro della separazione.
Racconto di Viaggio di Laura Riccobono