Quando le famiglie organizzano le vacanze, a volte si presentano timori e preoccupazioni sulla possibilità di viaggiare in aereo con un bambino piccolo, ma viaggiare in aereo si può, basta avere qualche piccolo accorgimento, e ovviamente, consultare i pediatra se il bambino ha qualche particolare patologia.
Il maggior timore delle mamme è che al momento del decollo e dell’atterraggio il bambino possa aver dolore alle orecchie, legato alla repentina variazione di quota.
“Quando la quota cambia in breve tempo, per reazione le trombe di Eustachio (i condotti che collegano la faringe con l’orecchio medio) automaticamente si chiudono, in modo da mantenere costante la pressione all’interno dell’orecchio”, spiega il prof. Romagnoli, “Per farle riaprire, ad un adulto è sufficiente deglutire o sbagliare. I neonati non sanno mettere in atto questi meccanismi in modo spontaneo, ma per indurli a deglutire basta dargli qualcosa da succhiare, che può essere un ciuccio o un po’ d’acqua nel biberon; se è allattato al seno, lo si può attaccare per qualche minuto, oppure, se è più grandicello, fargli soffiare il naso. Sono accortezze da mettere in atto solo durante il decollo e l’atterraggio, perché, una volta raggiunta la quota, l’orecchio si adatta da sé e non è necessaria più alcuna precauzione”.
La pressurizzazione comporta una diminuzione della pressione atmosferica all’interno della cabina fino a regolarsi a quella che ci sarebbe ad una quota di circa 2000 metri.
“Si tratta di una variazione alla quale l’organismo di un neonato sano può adattarsi senza difficoltà e senza rischi” evidenzia Costantino Romagnoli, ordinario di Neonatologia dell’Università Cattolica S. Cuore di Roma, Direttore di Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Gemelli e Presidente della Societa’ Italiana di Neonatologia.
In genere i neonati stanno in braccio alla mamma per tutta la durata del volo: in fase di decollo ed atterraggio è la mamma che allaccia le cinture, tenendo il bimbo tra le braccia. Se le viene più comodo, può metterlo nel marsupio o nella fascia porta bebè. Se il viaggio è piuttosto lungo, basta chiedere alle compagnie aeree quali sono le possibili soluzioni offerte: per i più piccoli c’è il baby cot, una culletta per neonati fino a 6 mesi (simile alla navicella della carrozzina), mentre fino ai 2 anni c’è l’infant seat, un seggiolino da fissare al sedile. Alcune compagnie aeree consentono di portare il proprio seggiolino per auto, se rispetta certi requisiti. Si tenga presente però che in genere, se il piccolo occupa un posto a sedere, è necessario acquistare un biglietto a parte.
Il personale di volo è sempre molto gentile con i bambini e con i loro genitori, al momento stesso dell’imbarco viene data la precedenza alle famiglie, in modo da avere uno spazio adatto ai baby-viaggiatori.
Importante è vivere serenamente il viaggio da parte dei genitori, così che il bambino possa respirare un clima di serenità e vivere l’esperienza in modo piacevole.
A questo punto non resta che augurare buon viaggio ai baby viaggiatori e alle loro famiglie, viaggiare apre la mente e l’anima, ed è il più bel regalo che possiamo fare ai nostri figli!
Alessia Locicero